Che cosa c'entra l'elogio della contraddizione con il silenzio? Leggo Salman Rushdie (il testo che presenterà il 10 luglio alla Milanesiana) e la sua difesa del paradosso è un richiamo al chiaroscuro, a quello spazio interstiziale fra bianco e nero, sì e no, dire e non dire, che il silenzio occupa dialetticamente e senza prendere spazio. Il silenzio è e non è, contemporaneamente buono e cattivo, vuoto o pieno, assenza e presenza, strumento, mezzo e fine, ma anche omissione volontaria, base di quel "nel pensier mi fingo" da cui nasce tutta la poesia e la letteratura.
Per questo mi piace riportare almeno qualche riga della riflessione di Rushdie:
La letteratura non ha mai perso di vista ciò che il nostro rissoso mondo cerca di costringerci a dimenticare. La letteratura si pasce della contraddizione, e nei romanzi e nelle poesie noi cantiamo la nostra complessità umana, la nostra capacità di essere, simultaneamente, sia sì che no, sia questo che quello, senza avvertire il minimo disagio. L'equivalente arabo dell'espressione "c'era una volta" è "kan ma kan" che tradotto significa: "Era così, non era così". Questo grande paradosso è alla base di tutte le opere di narrativa. La narrativa è esattamente quel luogo in cui le cose sono così e non sono così, in cui esistono mondi in cui crediamo profondamente pur sapendo che non esistono, non sono mai esistiti e mai esisteranno. E questa bella complicazione non è mai stata tanto importante quanto nella nostra epoca di eccessiva semplificazione"
1 commenti:
Un'altra suggestione, dalla Milanesiana, dopo la serata dedicata a Cesare Pavese (grazie al bravissimo Fabrizio Gifuni).
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
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