parole come dita

. mercoledì 21 dicembre 2011
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"Parole come dita" è il titolo di una sussurrata struggente bellissima raccolta di poesie di Angelo Andreotti, edita da Moby Dick, intessuta di silenzio.

Ne riportiamo qui una, intitolata
"Nel silenzio del canto"
Immobili a prua osserviamo le mappe,
ma lo sguardo non s'alza
a scrutare le ampiezze del pensiero.
Persuasi di esplorare
navighiamo in realtà le stesse rotte,
e in circoli viziosi
rimestiamo ore ferme e senza tempo
nel silenzio del canto
messo a tacere dal chiasso degli echi.

Ma di notte si sogna,
e qualche sguardo s'allunga nel cielo
perdendosi in vertigini,
e va lontano, più lontano ancora
della luce che vaga
portando stelle e un modo per andarci,
poichè il mondo è un abisso
e l'anima quel colpo d'ala pronta
a staccarci dal centro,
dall'idea fatta una volta per tutte.

ssssh, si viaggia nelle carrozze del silenzio

. giovedì 1 dicembre 2011
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I primi sono stati gli svizzeri: sui treni hanno riservato un'area "vietata ai cellulari" e ai rumori.
Questo il cartello di riconoscimento


Poi è stata la volta della Germania: sui treni ad alta velocità delle ferrovie tedesche, ci sono aree relax all'interno di speciali lounge (scompartimenti dietro il macchinista) o in carrozze complete. In questo settore, si legge nel regolamento "non sono gradite conversazioni al cellulare, squilli, ascolto di musica a volume elevato (anche con le cuffie) o altre attività rumorose".
Questo il segnale


Adesso la "novità" arriva anche in Italia, annunciata "a gran voce" da Frecciarossa: nella Premium inaugura l’area del silenzio, una zona dove è proibito telefonare e parlare a voce alta. A far rispettare le regole stewart e hostess in divisa, veri e propri tutor della quiete.
Ma per ora il silenzio resta un privilegio per pochi: i posti riservati a chi in treno vuole viaggiare senza ascoltare le conversazioni altrui saranno 16.

per le donne

. mercoledì 23 novembre 2011
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un filmato che non ha bisogno di parole

il poeta del silenzio

. lunedì 31 ottobre 2011
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo il post di Marina

Vorrei mandare un post sul poeta del silenzio, lo svedese Tomas Tranströmer che ha vinto il nobel della letteratura in questi giorni

Marzo ’79

Stanco di tutto ciò che viene dalle parole, parole non linguaggio,
Mi recai sull’isola innevata.
Non ha parole la natura selvaggia.
Le sue pagine non scritte si estendono in ogni direzione.
Mi imbatto nelle orme di un cerbiatto.
Linguaggio non parole.
*************
Una bevanda effervescente in bicchieri vuoti. 
Un altoparlante che diffonde silenzio. 
Un sentiero che ricresce ad ogni passo. 
Un libro che può essere letto solo al buio

cammini di silenzio

.
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa mail

Sono anch'io un "viaggiatore del silenzio"
Ho curato lo scorso anno la stesura del libro "Viaggio nel silenzio di Adelaide", una raccolta di un racconto, fotografie e pensieri sul viaggio della protagonista verso Santiago di Compostela.
L'ho presentato più volte in incontri pubblici e sempre ho l’occasione di parlare del reale cammino verso Santiago de Compostela fatto dalla protagonista e, mettendoli in relazione tra loro, degli svariati e complessi cammini di ognuno alla difficile ma vitale ricerca di se stessi e della propria autenticità. Cammini possibili solo nel silenzio. In allegato la copertina del libro.
Grazie dell'attenzione e un saluto
Armida Massarelli
 
 

adottare una parola

. venerdì 21 ottobre 2011
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segnalo una bella iniziativa patrocinata dalla Società Dante Alighieri a cui si può partecipare per difendere l'impoverimento della lingua: "Adotta una parola"


Per tutelare l'italiano che scompare, la Società Dante Alighieri, che dal 1889 si propone diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, ha lanciato la campagna «Adotta una parola». In collaborazione con quattro dizionari d’italiano (Devoto Oli, Garzanti, Sabatini Coletti e Zingarelli) ha selezionato le parole in via d'estinzione nella nostra lingua.
Sul sito dell'iniziativa, chiunque ami l'idioma del bel paese può scegliere una parola, adottarla e diventarne il custode per un anno, impegnandosi a promuoverne l’utilizzo, segnalarne abusi e registrare nuovi significati. L'aspirante custode deve indicare la motivazione della scelta e sottoscrivere una dichiarazione simbolica d'impegno: in cambio, riceverà un certificato (digitale) di adozione.

Anche il Corriere della Sera contribuisce all'iniziativa. Hanno scelto venti parole "in via d'estinzione" e propongono un gioco per valorizzarle: nel forum di Corriere.it i lettori potranno scegliere una parola e inviare una frase che la contenga e ne illustri il significato. Ogni settimana, per un mese, le frasi migliori saranno pubblicate su Io Donna.

anagrammi

. martedì 18 ottobre 2011
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ma sarà un caso?

Adotta una parola perché non cada nel silenzio

. domenica 18 settembre 2011
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Da clangore a edule il web adotta le parole perdute
Su internet aumentano i custodi dei vocabili "in via d'estinzione". Così Facebook diventa il luogo virtuale dove rilanciare la lingua
di STEFANIA PARMEGGIANI
da Repubblica 14settembre 2011

S'incontrano tra le pagine di un libro. Affascinano per la precisione del significato, ma a renderle preziose è il velo di polvere che le ricopre. Sono le parole smarrite, desuete, in via di estinzione. Se i più non se ne curano, altri decidono di adottarle per restituirgli un futuro: i custodi delle parole dimenticate, linguisti, scrittori e insegnanti, ma anche studenti, avvocati, ingegneri. Persone di età e professioni differenti che in Italia, sulla scia di quello che accade in altri paesi europei, combattono dal basso una battaglia per la salvaguardia della lingua d'origine.

Così come accade con i seed saver - i salvatori dei semi antichi che tramandano la biodiversità - i custodi che incontrano una parola dimenticata la raccolgono e la depositano sul web. Un atto di adozione, l'impegno a farla cadere apparentemente per caso in una conversazione tra colleghi e amici con la speranza di strapparla a una vita solo di carta. "Non abbiamo la pretesa di salvare l'italiano, ma vogliamo dare il nostro piccolo contributo", spiega Lea Barzani, fondatrice del gruppo Facebook "Adotta una parola". "Quanti sono i termini che incontriamo in un libro e vorremmo fare nostri? Invece di annotarli su un taccuino, proviamo a congelarne l'esistenza su Internet e magari a inserirli nelle nostre conversazioni".

Riemergono così, dalla penna e dalla voce dei circa 300 iscritti, sostantivi come obnubilamento, clangore e baciapile. Di gruppi simili Facebook ne conta almeno una dozzina. Il più numeroso - 1000 iscritti - è nato all'indomani dell'appello di Zapatero ai suoi connazionali perché smettessero di "sporcare" lo spagnolo infarcendolo di inglesismi. I custodi non si limitano a utilizzare i social network, ma creano "oasi di protezione linguistica" sul modello del sito "save the words" dell'Oxford University Press. Matteo Corcioni, 26 anni e un futuro da avvocato, insieme all'amico Stefano Avesani, ingegnere ambientale, ha creato il blog "vocabolario delle parole desuete". "Ogni volta che un vocabolo viene dimenticato - spiega Corcioni - lascia un vuoto nella nostra capacità di rappresentare il mondo. Chi legge il blog è invitato a contribuire ampliando la scelta e utilizzando le voci che più lo colpiscono". Dalla A di abbacinare alla V di veruno, il progetto è in costante evoluzione. Sempre online troviamo il "dizionario delle parole perdute" aggiornato in collaborazione con la Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari. Lo scopo è identico a quello che aleggia nei corridoi (virtuali) dell'"ufficio resurrezione parole smarrite", fondato da una creativa pubblicitaria, Sabrina D'Alessandro, che è anche autrice de "Il libro delle parole altrimenti smarrite" (Rizzoli).

L'obiettivo è di resuscitare termini come salapuzio, uomo piccolo di statura e con una grande considerazione di sé. Tra i custodi delle parole non mancano le case editrici. In prima fila la Zanichelli che da qualche anno completa il dizionario Zingarelli con un elenco di vocaboli da salvare. Nel 2012 saranno 2.953, 150 in più del 2011. "Abbiamo affinato l'elenco - spiega Lorenzo Enriques, uno degli amministratori delegati - aggiungendo termini come alacrità, belluino, crasso... Altri li abbiamo cancellati o perché frutto di una errata valutazione, come nicchia, o perché definitivamente entrati nell'italiano letterario come indarno". Le parole da salvare diventano anche parole del giorno, inviate ogni mattina a chi ne fa richiesta: "Sono pillole lessicali", un contributo alla salvaguardia di una lingua sempre più povera, ridotta nel suo utilizzo di base, a meno di 7000 termini.

Il telecomando del silenzio

. sabato 17 settembre 2011
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Il mio telecomando contro gli antipatici
Dai divi tv ai politici, i dieci «inascoltabili»
Un dispositivo li esclude in automatico? Politici e showgirl, ecco chi silenzierei
Di Aldo Grasso

A Brooklyn un tizio che si chiama Matt Richardson ha inventato (oggi lo porterà alla Maker Faire degli inventori di New York) il telecomando silenziatore fai-da-te che di fatto mette a tacere i personaggi della tv ritenuti antipatici. La sua lista degli imbavagliati va da Sarah Palin a Paris Hilton, da Donald Trump a Kim Kardashian. Il telecomando, una volta impostato, riconosce la voce antipatica e le chiude la bocca (per ora per 30 secondi).
È un telecomando dall'udito finissimo che prende nota delle stupidaggini origliate e impone il silenzio.
Immagino che ognuno di noi abbia la sua lista di inascoltabili, un piccolo elenco da sacrificare sull'altare del gioco, un ombrello che ci protegge dalle piogge acide di parole che ogni giorno il televisore riversa dal piccolo schermo. Se mi accingo a compilare questa piccola, personale Silence List (in ordine alfabetico) è solo perché il silenziato ha qualcosa di letterario che lo rende amorevole e insieme patetico, un predestinato al sacrificio.
Funzione del sacrificio è appunto quella di placare le violenze intestine, impedire la conflittualità casalinga, immolando uno solo per tutti.

Renzo Bossi Detto il Trota.
Non è elegante prendersela con i bambini, ma lui ormai è un affermato dirigente politico che, secondo i sacri dettami della Lega, si è fatto strada da solo. Lo silenzierei solo per lo scempio che fa della grammatica.

Daniele Capezzone
Ex radicale, interviene a ogni piè sospinto in qualità di portavoce di Forza Italia. Sempre con asprezza, con un'arietta tagliente che non ammette repliche, con la violenza assordante del convertito.

Massimo D'Alema
È il politico italiano che più di ogni altro ama farsi odiare. Sempre altezzoso, sempre indisponente anche quando ha ragione. Il tono della sua voce è così sprezzante che merita un cordiale switch off.
Barbara D'Urso Nostra Signora del Trash meriterebbe un anno sabatico di silenzio assoluto. Nessuna banalità la trattiene, nessun caso umano la impietosisce: nel suo salotto il tema della discussione è indifferente, l'importante è farsi notare.

Maurizio Gasparri
La logorrea gli fa un baffo. È diventato famoso con una legge che porta il suo nome ed è la prima volta che una legge un po' si vergogna. Spegnerei lui ma lascerei libertà di parola all'imitazione di Neri Marcorè.

Massimo Giletti
Scuola Minoli, ha quell'ipocrisia di far credere allo spettatore di stare affrontando un problema fondamentale per la vita del paese, sapendo bene che non c'è alcun bisogno di credere a una verità per sostenerla.

Niccolò Ghedini
L'onorevole Niccolò Mavaà Ghedini è sempre in tv a difendere il premier. Questa la sua attività principale, oltre quella di riequilibrare le presenze in studio di sinistra. Quando parla del suo capo è come se sentisse le voci. Per questo è meglio attenuare la sua.

Beppe Grillo
Con la sua voce sgradevole si è specializzato nel monologo, tendenza invettiva. Anzi, nel soliloquio. È uno che di mestiere fa l'antipatico per attirarsi le simpatie.

Pino Insegno
Quando faceva il comico non è mai riuscito a far ridere alcuno. Il suo modo romanesco di fare tv rispecchia il conformismo che regna nella tv generalista.

Massimo Mauro
È l'unico per cui non ho bisogno del telecomando di Mr Richardson. Come lo sento cambio canale. Avesse un'idea, la sapesse esprimere! Non basta aver fatto il presidente del Genoa e aver giocato con Platini, Zico e Maradona per essere all'altezza del discorso.

Aldo Grasso
Pubblicato sul Corriere 17 settembre 2011

Silenzio a Ground Zero

. lunedì 12 settembre 2011
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NEW YORK - Ground Zero è finalmente piena. Il vuoto di quel luogo che spaventava gli americani, il vuoto che andavano a vedere i turisti, era quello il monumento più doloroso da sopportare. Silenzio e vuoto nel luogo di New York dove non esiste silenzio e dove non esistono vuoti. Quel luogo, la Zona Zero appunto, nel cuore di Manhattan, per dieci anni è rimasto vuoto. E da ogni parte d'America sono arrivati in migliaia per colmare quel vuoto. Colmarlo con la presenza. E due vasche costruite nel perimetro delle radici dei grattacieli sono lì ma non si sostituiscono alla presenza dei colossi.

Nessuno vuole che le cose tornino come prima, perché il rischio è di dimenticare. Never Forget è scritto ovunque. Per arrivare a Ground Zero devi superare diversi check point. La città ne è disseminata. Tutti in fila, spesso per lungo tempo, si lasciano perquisire. Non c'è nervosismo, ma desiderio di far andare bene le cose. Compostezza, disciplina. Gli americani sono qui per mostrare che non hanno paura, anche se Bloomberg, il sindaco di New York, aveva allertato in una conferenza stampa che il rischio di un attentato era "una minaccia credibile".
La commemorazione è scandita dai minuti di silenzio che ricordano il primo aereo schiantatosi contro le torri, poi il secondo, poi l'attentato al Pentagono, e l'aereo precipitato in un campo in Pennsylvania, e ancora un minuto per ogni crollo delle torri. Il silenzio di migliaia di persone riporta al vuoto. Migliaia di teste, migliaia di corpi in silenzio.

Ero arrivato qui con il pregiudizio che fosse una parata nazionalistica, certo che nessuno avrebbe evitato il rischio di cadere nella retorica, e si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione di trovare nuova linfa a un consenso che la crisi economica e finanziaria ha ormai profondamente compromesso. Non è stato così. Mi stupisce l'intervento dei presidenti. Di Barack Obama e dell'ex presidente George W. Bush. Obama legge alcuni estratti del salmo 46 della Bibbia, Bush legge la lettera di risposta di Abraham Lincoln a una vedova della guerra civile. Poi si defilano, coperti da un vetro antiproiettile, che è lì come a tracciare le nuove bibliografie visive che dopo l'11 settembre hanno cambiato il mondo. Parlare dietro un vetro, avere una scorta di oltre 11 auto, cecchini disseminati sui grattacieli. Ma non si attendono parole d'ordine, non vengono pronunciati discorsi alla nazione. Tutta l'attenzione è per il ricordo delle vittime. Le istituzioni fanno un passo indietro. Non ci sono comizi. Nessuno ricorda la propria politica di risposta a quell'attacco, Barack Obama non approfitta dell'occasione per rinvigorire i suoi elettori prossimi a quella che racconteremo come la nuova Grande Depressione, e che nessuno più ormai definisce soltanto crisi. Hai la sensazione che nonostante le molteplici contraddizioni che vive questo Paese, gli Usa abbiano ancora chiaro un elemento: che le istituzioni, l'economia, la difesa, il lavoro, tutto è dato dalle persone. Nozione che solo apparentemente è scontata. Le persone non sono annullate nel ruolo simbolico e superiore dell'istituzione. È l'individuo il centro. È questo fondamento che genera per noi europei spesso anche grande smarrimento, abituati come siamo a lacci sociali e paracaduti familiari assai più forti.

La giornata è per le persone cadute. Per loro. Non solo per l'eroismo dei firefighters. Perse le persone, persa ogni cosa. E la cerimonia ha celebrato questo. Ancor prima che l'attacco agli Usa, al simbolo dell'economica mondiale, il World Trade Center, è una cerimonia per ricordare le persone. I portieri, le segretarie, le guardie giurate, i lavavetri. Sarebbe bello se le nazioni potessero apprendere da questa giornata. Se i media del mondo potessero ritrovarsi a raccontare il ricordo non solo di questa tragedia nella capitale del mondo: New York, ma anche il colpo di Stato della destra nazionalista cilena  -  avvenuto un altro 11 settembre, quello del 1973 - che portò alla destituzione del Presidente Salvador Allende e alla successiva dittatura militare di Pinochet, o le vittime di mafia.

Citare i nomi sembra quasi come realizzare la massima kantiana "l'uomo come fine e mai come mezzo". L'imperativo categorico che tanto astratto pare quando lo si incontra nelle pagine della Ragion Pura e tanto concreto appare qui, ascoltando queste infinite letture di nomi. Non ridurre tutto a un numero 2977. Il rischio è che la statistica, il numero riduca tutto. Sono cifre che col tempo ti sembrano persino piccole. Cifre che ci si abitua ad ascoltare. Cifre appunto. Le commemorazioni servono, credo, quando non sono un vacuo evento mediatico per acquistare consensi, ma per strappare da quei numeri la carne, la memoria, il ricordo, il dolore, la condivisione di una vita che è stata e spesso continua.

Quel lungo elenco di nomi letti dai parenti delle vittime, che quando arrivavano al nome del loro caro, dedicavano una frase, un ricordo. Tantissimi I miss you. Molti bambini che all'epoca erano neonati. E che raccontano di un padre mai conosciuto o di una madre appena ricordata, morti nell'attentato.
Mentre ascolto sento parlare in italiano: è la signora Dorotea Angilletta. Ricorda in lacrime sua figlia Laura. Pronuncia il nome e il cognome di sua figlia con l'accento americano "Lora Angileda" eppure quando si rivolge a lei, all'amata figlia scomparsa, le parla in italiano. La lingua che usa per dire le cose importanti, per far parlare i sentimenti: "Laura ti voglio tanto bene. Sarai sempre nel mio cuore".
Per qualche strana ragione proprio noi l'avevamo trascurato. Proprio noi italiani avevamo trascurato la presenza di decine e decine e ancora decine di italoamericani. Se ne era fatto cenno qualche volta, ma senza mai dare centralità alla cosa. Le parole della signora Angilletta sollecitano l'attenzione ad ascoltare i nomi letti. Centinaia di nomi italiani. Figli di italiani, nipoti di italiani, discendenti di italiani. Nomi meridionali: Esposito, Spampinato, Cammarata, Amato, Calabro, Cafiero, Ciccone, Curatolo, Coppola, Bocchino, Morabito sono solo alcuni dei nomi degli italoamericani morti qui. E poi parlano due politici americani nipoti di italiani Andrew Cuomo (figlio di Mario Cuomo) il governatore dello stato di NY, originario di Nocera Inferiore, la cui nonna parlava solo napoletano e non imparò mai l'inglese, e Rudy Giuliani.

Eppure questo legame non è abbastanza forte, all'interno il dibattito sulla tragedia delle Torri Gemelle è sempre stato un elemento marginale. Una sorta di rimozione. Gli italiani d'America, considerati americani per gli italiani ma italiani sin nel midollo per molti di loro. Una distanza nata dalla diffidenza italiana per i nipoti e cugini italoamericani diventati troppo potenti e dalla diffidenza italoamericana per una terra matrigna che aveva scacciato i loro genitori, nonni, antenati. E tutto si chiude con le note di Paul Simon, che canta un pezzo immortale, The Sound of Silence, che sembra scritto per l'occasione. E cala il silenzio.

And in the naked light I saw, ten thousand people, maybe more. People talking without speaking, people hearing without listening, people writing songs that voices never share. And no one dare disturb the sound of silence. E nella luce nuda vidi migliaia di persone, forse di più. Persone che parlavano senza parlare, persone che ascoltavano senza ascoltare, persone che scrivevano canzoni che nessuna voce avrebbe mai cantato. E nessuno osava disturbare il suono del silenzio.

Dall'articolo di Roberto Saviano su Repubblica, 12 settembre 2011

silenzio e musica

. martedì 6 settembre 2011
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Una bella iniziativa dedicata al silenzio e alla musica, in Svizzera, il 9 e 10 settembre, organizzata dal Teatro del tempo

La Via Lattea 8 – Secondo Movimento
Il silenzio prima di Bach (e dopo Cage)

Dopo un Preludio notturno a Chiasso con il film che indica la via – Die Stille vor Bach del catalano Pere Portabella – una Fuga a due gambe in Valle di Muggio per ascoltare un altro Bach, nostro contemporaneo. Da mattina a sera, alla ricerca del silenzio perduto.

Francesco Dillon, violoncello / Claudio Jacomucci, fisarmonica / Lorenzo Lio, flauto dolce / Emiliano Turazzi, flauto dolce / Federica Valli, Tangentenflügel / Marino Cattaneo, studioso dell’ambiente / Ivano Proserpi, storico dell’arte / Daniele Garbuglia, scrittore
Mario Pagliarani, ideazione e regia

E in attesa del Preludio, un assaggio del film Die Stille vor Bach:

Miracolo Italiano

. giovedì 25 agosto 2011
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l'argomento e' sempre caldo, il silenzio monopolizza anche la radio.
A Miracolo Italiano, su rai radio2, l'intera puntata del 24 agosto dedicata al silenzio. Nel programma viene intervistata Nicoletta Polla Mattiot cofondatrice con Duccio Demetrio di Accademia del Silenzio
Il Podcast della trasmissione e' ascoltabile qui

Da Repubblica del 18 agosto

. giovedì 18 agosto 2011
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L’Accademia che vuole insegnare a stare zitti
di Vera Schiavazzi
IMPARARE a tacere, proprio come si impara a parlare una lingua diversa dalla propria o a suonare uno strumento. Per farlo, l’Accademia del Silenzio di Anghiari organizza una summer school, tre giorni (dal 25 al
27 agosto) di seminari e incontri dove tra passeggiate e citazioni, meditazioni e dialoghi senza parole ciascuno prenderà contatto con la parte meno rumorosa di sé e del prossimo.
La riscoperta di una comunicazione senza parole, del resto, viaggia lungo molti e diversi sentieri. Chi ha fatto una scelta di vita spirituale, d’altronde, lo sa da sempre: «Ho posto un freno sulla mia bocca», diceva  Sant’Agostino, e i monaci benedettini vi hanno basato la propria regola e trasformato il silenzio non solo in uno stile di vita ma soprattutto in preghiera. Nella scuola di Anghiari ci si può esercitare a comprendere quello che gli altri hanno nella mente ma anche a trovare la quiete restando zitti e fermi, la base primaria e più  importante di ogni forma di meditazione. Per credenti, certo. Ma soprattutto per laici.Un’esigenza così attuale da riflettersi nella letteratura. Viola Di Grado, scrittrice esordiente che col suo “Settanta acrilico, trenta lana” ha vinto il Campiello, ha scelto lo sciopero delle parole (anzi, l’anoressia verbale) come forma catartica attraverso la quale una madre e una figlia, Camelia, riescono a comunicare attraverso il proprio dolore. Aldo Nove ha dedicato a due dei suoi idoli, Raymond Carver e il pittore Edward Hopper, il racconto di un dialogo immaginario e l’ha intitolato “Si parla troppo di silenzio”. Ma ciò nonostante, è davvero il caso di andare a scuola, studiare, ciò che qualsiasi essere umano dovrebbe essere in grado di fare da solo, alternando azioni e pause? Forse sì, se è vero che un adulto che vive in città “ascolta” davvero soltanto i suoni superiori ai 50/60 decibel, quando addirittura non sceglie di costruire tout court la propria colonna sonora al riparo di cuffie e auricolari. Rieducare le orecchie ad ascoltare suoni più bassi e fruscii è difficile, svuotare la mente forse anche di più, e per farlo si può cominciare dalle piccole cose. Come passeggiare tra i boschi o scrivere, non al computer ma su un foglio di carta, come San Francesco prima che i taccuini da viaggio fossero inventati. Anche atti del tutto materiali, dall’amare al mangiare, possono avere bisogno di silenzio per diventare migliori.

«Decidere quali e quante parole usare, quando e con quale intonazione è tutt’altro che un atto passivo — dice Duccio Demetrio, docente di filosofia dell’educazione, tra i fondatori della scuola di Anghiari con Nicoletta Polla-Mattiot — Rallentare e allentare significa cambiare ritmo, inserire dei momenti di ozio creativo e di riposo acustico e mentale nelle nostre vite concitate».
Meglio farlo ora, in piena estate, quando ancora l’apnea da agenda e da telefono non si è impadronita delle nostre giornate. Il silenzio può rivelarsi utilissimo anche nei rapporti tra i sessi, soffocati da un possibile eccesso di didascalie. «Quanto spam c’è nelle nostre vite, oltre che nella casella della posta elettronica?
Il cambio di stagione può servire a fare space clearing, a buttare un apparato verbale che non ci serve o non ci corrisponde più — dice Nicoletta Polla-Mattiot, che sul tema condurrà un seminario — Nella nostra percezione di oggi, parlare equivale a esercitare una forma di libertà, un diritto. Ma in una vera conversazione si tace e si parla a turno. E, quando non si parla, molte altre cose possono avvenire ed essere trasmesse con gli occhi e con i gesti. Con gli occhi si possono anche ‘ascoltare’ i gesti dell’altro, si possono trasmettere affettività e seduzione, forza e carisma, chiedere e ottenere attenzione e rispetto». Come tutti i linguaggi, tuttavia, il silenzio possiede una grammatica, che in questo caso occorre sintonizzare su se stessi. Chi ci è riuscito (scuole e gruppi sono già nati a Roma, Milano e Torino) giura che si tratta di una lingua ricchissima e emozionante, spesso più efficace di quella quotidiana. Con mille applicazioni pratiche, dal piacere ritrovato per la musica alle capacità diagnostiche in medicina, dal rilassamento del corpo fino alla risoluzione dei conflitti domestici.
Anche senza andare a scuola, approfittando — ancora per poco — del silenzio urbano d’agosto, lasciando la radio spenta e il libro aperto. Per urlare, ci sarà ancora tempo.

Kavafis e il mareggiare del silenzio

. venerdì 12 agosto 2011
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Dallo spettacolo "Trilogia del lontano" di Antonio Zanoletti, al Teatro di Verdura, dedicato a Kavafis e al sentimento del luogo:
"Kavafis avverte che la poesia più esaltante è ricordo, relitto di suoni chissà quando uditi - forse in altre vite - che rigalleggiano dagli oceani della memoria e ci educa ad ascoltare il silenzio.
Il lavoro di Kavafis è come un mareggiare salino che pulisce e lima. C'è una poetica dell'inespresso, del negato, del lontano, che sfocia in affermazioni più totali, decifrazioni addolorate della solitudine e dell'esistere.
Così io credo che sia assai più eletta la vita che non ci è dato vivere.

elogio del silenzio

. giovedì 21 luglio 2011
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Un ricordo di Boris Biancheri, ambasciatore e scrittore, appena scomparso. Il suo ultimo libro è Elogio del silenzio, pubblicato da Feltrinelli. Ma diceva in un'intervista di tre anni fa: "Leggo, parlo e scrivo di tutto. Scrivo tutto ciò che mi appassiona e mi interessa. Seguo il mio istinto. A quale dei miei libri mi sento più vicino? Senza alcun dubbio, a quello che sto ancora scrivendo". Quello che anche il silenzio può continuare a scrivere...

lo stupore della scoperta

. mercoledì 20 luglio 2011
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una citazione:

"Mi tolgo le cuffie e ascolto il silenzio.
Il silenzio è una cosa che si ascolta.
Lo scopro per la prima volta."
Haruki Murakami

la poesia del silenzio

. domenica 10 luglio 2011
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Una segnalazione che arriva dall'amica silenziosa, Lisa Corva e dal suo sito poetico.
L'autrice è Maria do Rosário Pedreira, una poetessa portoghese

L’ALTRA VOCE                                                                                           
 
Lei non domandò questo silenzio. Ma anche nulla fece
per difendersi da esso o dominarlo. Quando entrò,
la casa tacque improvvisamente, le sue cose
avevano cambiato di posto, sparito, e non importava
che fosse stata lei stessa a nasconderle, il giorno prima,
nel baule delle lane che solo avrebbe riaperto in inverno.
 
Lei non volle conoscere questo silenzio. Seppe solo
che non sarebbe tornata a udire la sua voce
nello specchio della sua stanza – l’altra voce.
 
Si sedette per terra e aprì un piccolo libro dalla copertina blu.
In quella fine del giorno, solo proprio i libri potevano dire
qualcosa di più del silenzio – quell’altra voce.
 
OUTRA VOZ – Ela não pediu esse silêncio. Mas também nada fez / para defender-se dele ou dominá-lo. Quando entrou, / a casa tinha-se calado de repente, as coisas dele / tinham mudado de lugar, desaparecido, e não importava / que tivesse sido ela própria a escondê-las, de véspera, / na arca das lãs que só voltaria a abrir no inverno. // Ela não quis conhecer esse silêncio. Soube apenas / que não voltaria a ouvir a voz dele / no espelho do seu quarto – a outra voz. // Sentou-se no chão e abriu um pequeno livro de capa azul. / Naquele fim de tarde, só mesmo os livros podiam dizer / algo mais do que o silêncio – essa outra voz.
 

Il mantello del silenzio

. giovedì 7 luglio 2011
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Probabilmente tutti da piccoli hanno sognato il mantello dell'invisibilità e la scienza, ci dicono, sia ormai in grado di creare qualcosa che vi si avvicina molto. Non so però chi ha avuto la fantasia di immaginare il mantello del silenzio. Forse quando eravamo piccoli non ne sentivamo la necessità, io personalmente a volte vorrei poter "spegnere il rumore", ma mai avevo elaborato l'idea, il pensiero, il sogno di un "mantello" che permettesse di farlo. Evidentemente la scienza supera la fantasia! E' riportata ieri da Repubblica la notizia che questo mantello è realtà. Messo a punto da un gruppo di scenziati della Duke University il tessuto, come spesso accade per le nuove invenzioni, è ancora in fase di sperimentazione ma il lavoro prosegue anche in altri laboratori.

Le mie orecchie aspettano impazienti un cappellino-scudo che mi liberi dal rumore che ormai difficilmente ci lascia un attimo di tregua!

A scuola di silenzio

. mercoledì 6 luglio 2011
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Quest'estate, a fine agosto, una proposta alternativa per concludere le vacanze... in silenzio.

Scuola estiva dell’Accademia del Silenzio
25-27 agosto, Anghiari

IL PROGRAMMA
25 agosto: h 15.00 inizio laboratori, h 19.00 conversazioni
26 agosto: h 9.00 laboratori, h 19.00 conversazioni
27 agosto: h 9 laboratori, h 12.30 conversazioni

C'è tempo per iscriversi fino al 15 luglio!

I LABORATORI
Il silenzio è nelle parole
a cura di A. Andreotti e M.G. Comunale
C’è un silenzio tacito e ha un peso, ha un tempo, ha una semantica; ma poi c’è anche un altro silenzio, che è leggero, è uno spazio, è una sintassi. Il primo è all’insegna del verbo “avere”, il secondo sotto l’egida del verbo “essere”. Uno esprime significati, l’altro li mette in musica facendo sì che questi stessi significati non siano soltanto capiti, ma soprattutto “sentiti”. Noi dunque ci occuperemo del secondo tipo di silenzio, e lasceremo che sia la parola poetica a rivelarlo attraverso la voce che le dà corpo.
Con esercizi che prevedono letture di poesie alternativamente con la mente e con la voce, potrà accadere che il silenzio si faccia sentire, e paradossalmente con maggior forza proprio attorno a quella voce intenta a rendere la parola poetica. Ciascun partecipante proporrà qualche suggerimento poetico, e si munirà di carta e penna per esercitazioni di scrittura.

Una luminosa quiete
a cura di Giampiero Comolli
Le tradizioni religiose hanno elaborato nei secoli diverse forme di meditazione per entrare in un contatto sempre più stretto, intenso e consapevole con Dio o con l’Assoluto. Ma nonostante la loro diversità, tutte queste svariate forme di meditazione poggiano su alcuni fondamenti comuni: la ricerca del silenzio, l’immobilità della postura corporea, l’acquietamento delle tensioni interiori. Se si riconoscono tali fondamenti comuni, e se ne fa esperienza, diventa possibile apprendere e praticare una meditazione di base, laica, aperta a credenti e non credenti, capace comunque, pur nella sua semplicità, di generare nuove forme di coscienza: qualcosa come una “luminosa quiete”, una lucida serenità, non antitetica, bensì contigua e complementare alle forme di consapevolezza rese possibili dalla scrittura poetica e autobiografica.

Camminare in Val Sovara nelle ascesi della scrittura
a cura di Duccio Demetrio
Alla scrittura il silenzio è necessario, al camminare lento si addice la parola attenuata. Per il pensiero sono vitali l’uno e l’altra. Il seminario creerà le condizioni più adatte a vivere l’esperienza del silenzio in una sequela dedita alla meditazione interiore e alla contemplazione dei paesaggi. Si scriverà sulle “cartulae”, taccuini ante litteram, che San Francesco amava portare con sé. La sua religiosità ci accompagnerà in momenti di ascolto del silenzio e della sua parole in una valle i cui sentieri portano alla Verna.

Il piacere inter-detto. Il film come sguardo raccontato in silenzio
a cura di Emanuela Mancino
Il silenzio è il preludio della visione, come il buio che avvolge lo sguardo in sala, al cinema. Il cinema gioca davanti e dentro ai nostri occhi come una magia, è un prestigiatore del nostro immaginario, della nostra memoria e dei nostri sogni. Il silenzio è anche la misura della nostra presenza di fronte allo schermo. Non sempre, però, riusciamo a far parlare quel silenzio: lo sguardo copre le immagini; l’abitudine e la sovrabbondanza di stimoli visivi, acustici, mediatici operano un vero e proprio inquinamento di segni, una saturazione di stimoli che distolgono la visione dal suo rapporto con quel che apparentemente tace, sullo schermo, perchè invisibile. Il percorso laboratoriale condurrà i partecipanti ad attraversare con attenzione il proprio sguardo alle immagini.
Il silenzio diverrà dunque lo spazio aurorale del guardare e del comunicare.
I film e gli spezzoni cinematografici che saranno i luoghi in cui esercitare il silenzio dello sguardo diventeranno allora territori in cui muoversi educandosi al mistero, decostruendo quel che si vede e i modi in cui lo si vede e non decifrando enigmi o impadronendosi di significati: il silenzio ci insegnerà l’attesa e la sosta della visione.

Parlare col silenzio, dialogare senza parole.
a cura di Nicoletta Polla-Mattiot
“Ascoltare con gli occhi”, e non solo con le orecchie, è una qualità dell’amore, la capacità di mettersi in relazione con l’altro e con il suo stato d’animo, oltre che con le sue parole. Gli antichi oratori erano perfettamente consapevoli che, accanto alla comunicazione verbale, c’è un codice parallelo di messaggi che trasmettiamo attraverso il nostro corpo, la postura, la gestualità, le pause, i non-detti, il ritmo e i tempi scelti per parlare. In silenzio e col silenzio si può trasmettere affettività e seduzione, forza e carisma, concentrazione, suspence. Si può incutere rispetto, chiedere e creare attenzione, mostrare tatto, favorire la creatività e la complicità… Esiste una lingua del silenzio e un uso efficace del discorso pausato, che valorizza le parole, che dà forza e credibilità al nostro modo di esprimerci. “Tutte le arti, anche il silenzio, hanno una grammatica. Ma prima bisogna sintonizzarsi sull’anima: con il corpo, con il cuore, con lo sguardo”. Lo sperimenteremo attraverso letture, ascolti ed esercizi pratici. Il seminario è suddiviso in quattro moduli, ciascuno con una parte teorica e una parte pratica (con lavoro di gruppo) di tecniche per comunicare tacendo.

Le silenziose parole del sogno
a cura di G. Quaglino
Il sogno parla in silenzio. Ma, forse, noi nel sogno parliamo in silenzio a noi stessi. Resta il fatto che le parole del sogno non sono facili da udire. Se non prestiamo attenzione, se non dedichiamo ascolto, oltre che silenziose, esse risulteranno mute. Eppure, il sogno è il nostro più prezioso alleato, il confessore più fidato, il miglior conoscitore dei nostri segreti, il narratore più instancabile del nostro cammino. Prepariamoci, dunque, a far parlare i silenzi del sogno come una lingua che possediamo, come una lingua che ci appartiene, ma di cui, forse, non riusciamo sempre a cogliere la voce, a comprenderne le parole.

LE CONVERSAZIONI
25 agosto
Raffaele Milani, Paesaggi e Silenzi
Valentina D’Urso La comunicazione non verbale e l’espressione delle emozioni
Marco Ermentini, Imparare a vedere il silenzio con gli occhi. I luoghi timidi e silenti
26 agosto
Cosimo Laneve, Il silenzio nella scuola
27 Agosto
Stefano Raimondi, La detonazione del silenzio
Emanuele Ferrari, Emozione, immaginazione, silenzio nell’ascolto musicale

le parole dentro a un buco

. domenica 26 giugno 2011
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Un buco di silenzio, dentro cui precipita una madre, trascinando a poco a poco sua figlia. Una madre bellissima che suonava meravigliosamente il flauto e che adesso non esce di casa, non parla e fotografa buchi, di tutte le dimensioni, ovunque li trovi, dall'emmental alle tarme nel tavolo. Polaroid dell'abisso dentro cui è caduta e che protegge col silenzio.
E la figlia? Impara a tacere perché... "la mia voce sporgeva vergognosamente sul suo silenzio. (...) Non lo capiva nessuno che sono le parole che sono contrarie alla vita, ti nascono in testa, te le covi in gola, e poi in un attimo ci spargi sopra la voce e le uccidi per sempre. La lingua è un crematorio incosciente che vuole condividere e invece distrugge, come le dita-lame di Edward mani-di-forbice, che se accarezza taglia la faccia". Dal bel libro di Viola Di Grado "Settanta acrilico trenta lana", edizioni e/o

libertà e silenzio

. giovedì 23 giugno 2011
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Dall'ultimo libro di Jonathan Franzen, Libertà:
"Sembra che il silenzio soffra quando qualcuno lo rompe"

le corde del silenzio

. giovedì 16 giugno 2011
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la registrazione completa del bellissimo spettacolo tenutosi a Cremona durante il festival di musica e letteratura "le Corde dell'Anima", a breve metteremo on line anche degli spezzoni del filmato!

tacita folla!

. domenica 5 giugno 2011
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Grande folla di pubblico per lo spettacolo "Toccare le corde del silenzio" organizzato da Accademia del Silenzio a Cremona al Festival Le corde dell'Anima. La musica di Ventaglio d'Arpe e le parole di Nicoletta Polla-Mattiot hanno toccato le corde delle numerosissime persone presenti.
Ecco qui un'anteprima di immagini della performance, presto metteremo on line il filmato e il programma completo con i testi!


Toccare le corde del silenzio

. martedì 24 maggio 2011
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“Il silenzio non è altro che un’accettazione dei suoni che già esistono piuttosto che il desiderio di imporre la propria musica”, scrive John Cage.




Si può ascoltare il silenzio? E suonarlo? Parlarne poeticamente senza “romperlo”?
In anteprima, al Festival Le corde dell'anima di Cremona, uno spettacolo di poesia e musica.
Parole e note, favole e arie s’intrecciano sul filo del paradosso e della sfida di corteggiare l’ineffabile.
Lo spettacolo, con voce narrante e concerto d’arpe, porterà Beethoven e Leopardi sotto lo stesso cielo e chiaro di luna, attraverserà il Carnevale degli animali di Saint-Saens per entrare al bosco dei versi di Amos Oz e farà ballare la Fata Confetto di Tchaikovsky con le parole-confetto di Gargantua e Pantagruel…
Lo spettacolo nasce dalla collaborazione di Accademia del silenzio e Ventaglio d’arpe, un’orchestra permanente di sole arpe classiche, un unicum in Italia e in Europa
Cremona, domenica 5 giugno, ore 15,30, cortile Federico II

Julian Treasure (again)

. domenica 22 maggio 2011
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http://juliantreasure.blogspot.com/

Quanto è sonoro il cinema muto?

. giovedì 19 maggio 2011
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In tempi di cinema 3D ed effetti speciali spettacolari, proprio la sfavillante Croisette resta affascinata da un'operazione di "levare", "sottrarre", ridurre al grado zero della comunicazione (per comunicare di più e meglio...).
The artist è un film in bianco e nero e il regista francese Michel Hazanavicius ha raccolto al Festival di Cannes l'applauso più caloroso della critica internazionale. Entrato in concorso all'ultimo momento, girato come un vero film muto, con le didascalie per spiegare i dialoghi, racconta il momento cruciale in cui il cinema passò dal muto al sonoro. Anziché alzare toni e volume, si parla tacendo!

la voce del silenzio

. martedì 17 maggio 2011
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il silenzio secondo Mina

Volevo stare un po’ da sola
per pensare tu lo sai
ed ho sentito nel silenzio
una voce dentro me
e tornan vive troppe cose
che credevo morte ormai
e chi ho tanto amato

dal mare del silenzio
ritorna come un’onda
negli occhi
e quello che mi manca

nel mare del silenzio
ritorna come un’ombra
mi manca sai molto di più

ci sono cose in un silenzio
che non aspettavo mai
vorrei una voce

ed improvvisamente
ti accorgi che il silenzio
ha il volto delle cose che hai
perduto
e io ti sento amore
ti sento nel mio cuore
stai riprendendo il posto che
tu non avevi perso mai
che non avevi perso mai
che non avevi perso mai

pubblicità silenziose (??)

. venerdì 6 maggio 2011
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Un interessante articolo su Wired ci spiega la "strana" sensazione che si prova quando parte una pubblicità in televisione. L'espediente tecnologico utilizzato per amplificare (nel vero senso della parola) il messaggio da trasmettere.



Viene riportato anche un esempio lampante di come si modifica la percezione, da ascoltare!

A volte mi chiedo se, invece, non sia controproducente cercare a tutti i costi l'invasività nella comunicazione.

le corde del silenzio

. giovedì 5 maggio 2011
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E' più suggestiva la musica o il silenzio? Rispetto all'atto creativo della scrittura, l'ispirazione è accompagnata e sostenuta dal suono? O invece è necessario concentrarsi sulla sequenza delle parole, la musicalità dei versi, senza distrazioni acustiche esterne?
E' questo uno dei temi del festival di letteratura e musica che si terrà, a giugno, a Cremona (Le corde dell'anima).
E protagonista sarà anche la musica del silenzio, con un incontro-spettacolo di armonie e parole. Venti arpiste, insieme nello storico cortile del XIII secolo del Palazzo Comunale, per toccare Le corde del silenzio (domenica 5 giugno, alle 1530). Un incontro a cura di Accademia del silenzio e Ventaglio d'arpe.


La bellissima sala del Grechetto di Palazzo Sormani a Milano dove si è svolta la conferenza stampa del festival "Le corde dell'anima"

seconda maratona del silenzio

. martedì 26 aprile 2011
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Dopo il successo della 1° Maratona del silenzio a Milano, rilancia Torino, al Circolo dei lettori, sabato 30 aprile, con una no stop
-Per condividere con filosofi, musicisti, psicologi, sociologi, scrittori il significato del silenzio nella propria vita, il senso esistenziale, civile, educativo
-Per domandarsi come, nelle nostre metropoli, si possano valorizzare i luoghi naturali del silenzio e conquistarne altri
-Per prendersi una pausa dalla frenesia, dai rumori, dai soliti ritmi
-Per promuovere una cultura e un'ecologia del silenzio

8 ore d’incontri e dibattiti sull’arte del tacere: una “staffetta” per festeggiare la nascita dell’Accademia del silenzio
Dalle 10 alle 18, si avvicenderanno con interventi di 15 minuti ciascuno:
Duccio Demetrio e Nicoletta Polla-Mattiot, ideatori Accademia del silenzio;
Aida Ribero, saggista;
Luisa Ricaldone, docente di Letteratura italiana contemporanea;
Maria Chiara Giorda, storica delle religioni;
Sara Hejazi, docente di antropologia dell’Islam;
Luciano Manicardi, Comunità monastica di Bose;
Giampiero Comolli, scrittore;
Emanuele Ferrari, musicologo;
Daniela Finocchi, ideatrice Concorso Lingua Madre;
Mario Vergani, filosofo;
Hamsananda Giri Svamini, monaca induista;
Giampiero Quaglino, psicologo della formazione;
Piero Tartamella, Cascina Macondo;
Elena Seishin Viviani, monaca buddhista;
Rita Hokai Piana, Comitato Interfedi città di Torino;
Monica Mantelli, direttore artistico Etnotango Festival

Siete tutti invitati a partecipare e a rispondere a queste domande: che significato ha per voi il silenzio? E' una necessità, un lusso, un vuoto da riempire? Quale spazio occupa nella vostra vita? Le risposte vanno inviate al Circolo dei lettori (info@circololettori.it): le vostre riflessioni personali, i vostri messaggi saranno letti nel corso della “maratona silente” di sabato 30 aprile.

silenzi d'artista

. giovedì 14 aprile 2011
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In questi giorni a Milano, oltre alla "montagna di sale", ci sono ben due mostre di Mimmo Paladino.
Una parola che ricorre frequentemente nei titoli delle sue opere è silenzio.
Eccone due

Silenzioso, mi ritiro a dipingere un quadro, 1977,


Silenzioso (l'angelo), 1977


L'artista sostiene: "L'arte non è cosa di superficie, non è cosa sociologica, non è tempesta poetica. L'arte è un lento procedere intorno al linguaggio dei segni".

gli scrittori e il silenzio abitato delle case

. mercoledì 13 aprile 2011
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C'è una bellissima descrizione di Antonia Byatt: "Nel 1947 Matisse dipingeva "Il silenzio abitato delle case"...C'è un silenzio abitato al 49 di Alma Road, nel senso che non si sentono voci, ma ci sono vari suoni, alcuni anche penetranti e aspri, che un orecchio distratto potrebbe interpretare come il rumore di fondo di una sorta di silenzio...C'è il ronzare agitato della lavatrice, anche l'asciugabiancheria è in moto...nella stanza che dà sulla strada la televisione canticchia tra sé".

Curioso e opposto punto di vista è appena stato scritto da un altro autore, Ildefonso Falcones:
"...Da quando sono riuscito a pubblicare il mio primo romanzo, La cattedrale del mare, ho deciso di dedicare più tempo alla scrittura. Se non ho in agenda un processo o qualche consiglio, mi ci dedico la mattina, senza trascurare, questo sì, la posta o le telefonate che mi passa la mia segretaria. Ma se sono riuscito a conciliare entrambe le attività professionali, quella di scrittore e di avvocato, non posso dire altrettanto della letteratura e degli impegni domestici. Perché in una casa con quattro bambini non esiste elettrodomestico che faccia onore alla pubblicità che ce lo ha venduto: il più silenzioso sul mercato! Dopo mesi di condanna ai lavori forzati, quella lavatrice, che secondo il rappresentante di turno era stra-stra-stra-silenziosa, salta per casa al ritmo frenetico di un tamburo impazzito, e la lavastoviglie, più che lavarli, fa sì che i piatti ingaggino tra loro un duello mortale. Tuttavia, riesco almeno in parte a combattere quei due elettrodomestici, che lavorano poco lontano dal mio studio, grazie alle cuffie e alla musica. Quello a cui ho dovuto inginocchiarmi in segno di resa è, senza dubbio, l’aspirapolvere: con lui non ci riesco, a meno di aumentare il volume di Freddy Mercury fino a limiti inimmaginabili.

Ho pregato mia moglie di dire alla donna di servizio che eviti di usarlo mentre lavoro, e ce l’ho fatta... per qualche giorno, perché a quanto pare la pulizia di casa a orari inflessibili è più importante dei miei romanzi: in breve quel cavallo da guerra ha ricominciato a ruggire imbizzarrito, scagliandosi senza pietà contro il battiscopa e le gambe dei mobili. L’ho ridetto a mia moglie. Mi ha risposto che lei aveva già dato disposizione. Ci siamo guardati. Abbiamo affidato ai gesti le nostre intenzioni: io devo aver fatto qualche smorfia, lei ha aperto le mani, e la questione è rimasta in sospeso. Dichiarare guerra alla donna di servizio? I nostri volti riflettevano la stessa inquietudine: una crisi domestica avrebbe avuto conseguenze peggiori che non perdere qualche minuto di lavoro al giorno su un romanzo. E siccome ci siamo trovati in perfetto accordo, per continuare a scrivere aumento il volume della musica, mettendo a repentaglio nientemeno che l’integrità del mio udito; mi rifiuto di accettare che un aspirapolvere detti i miei tempi".
(pubblicato sul Corriere della sera, 06 aprile 2011)

suoni e rumori: silenzio assente

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IL «PAESAGGIO SONORO» DELLA MODERNITÀ

Sopravviverebbe Marcel Proust al baccano dei cellulari, della tivù, della radio, dei clacson, delle sirene? Mah… Per attutire il chiasso che saliva dalla strada di allora, l’autore de La recherche aveva fatto tappezzare di sughero una camera di casa. Eppure, pare, gli sembrava tutto ancora fastidioso.
Quella Parigi a cavallo tra Ottocento e Novecento, in realtà, per quanto possiamo immaginarcela quieta rispetto alle metropoli d’oggi, non doveva esser poi così silenziosa. Ce lo dice un reportage del 1879 di Edmondo De Amicis: «Non c’è un momento di riposo, né per l’orecchio, né per l’occhio (...) Le carrozze passano a sei di fronte, a cinquanta di fila, a grandi gruppi, a masse fitte e serrate che si sparpagliano qua e là verso le vie laterali, e par che escano le une dalle altre, come razzi, levando un rumore cupo e monotono, come d’un solo enorme treno di strada ferrata che passi senza fine. Allora tutta la vita gaia di Parigi si riversa là da tutte le strade vicine, dalle gallerie, dalle piazze; arrivano e si scaricano i cento omnibus del Trocadero; le carrozze e la folla a piedi che viene dagli scali della Senna; flutti di gente che attraversa la strada di corsa arrischiando le ossa…».

La stessa Milano, ai contemporanei, doveva sembrare caotica. Al punto che nel 1901, per rispetto di Verdi agonizzante al Grand Hotel, viene proibito ai conduttori di tram che passano di suonare il clacson davanti all’albergo. «Quasi a voler risparmiare al grande genio morente, nato e vissuto nei silenzi dell’Ottocento, il fragore di una nuova epoca che si apre».

Lo racconta Stefano Pivato nel libro Il secolo del rumore - Il paesaggio sonoro nel Novecento (il Mulino, pagine 192, €14). Rettore a Urbino, dove insegna storia contemporanea, Pivato non è nuovo a libri dal taglio «eccentrico». Basti ricordare Vuoti di memoria. Usi e abusi della storia nella vita pubblica italiana. O La bicicletta e il sol dell’Avvenire. Tempo libero e sport nel socialismo della Belle Epoque. O ancora Il nome e la storia. Onomastica e religioni politiche nell’Italia contemporanea e I terzini della borghesia - Il gioco del pallone nell’Italia dell’Ottocento. Libri seri, arricchiti da un gusto raro per l’aneddotica, il dettaglio, la curiosità.



«L’aeroporto abbranca l’aeroplano» di Barbara (1938). Barbara era lo pseudonimo di Olga Biglieri, la pittrice futurista prediletta da Filippo Tommaso Marinetti spentasi nel 2002 a 86 anni.«Se fossimo trasportati un secolo addietro attraverso la macchina del tempo di "Ritorno al futuro" », scrive Pivato, «saremmo probabilmente assordati dal silenzio». Mica per altro l’idea del libro gli è venuta da un cd assai particolare: «Un gadget richiestissimo da un gruppo di fan della Ferrari. Si trattava di una ventina di brani che riproducevano i suoni (così venivano definiti) dei più gloriosi modelli della "rossa" di Maranello. Rimasi allibito di fronte al fatto che si potesse ascoltare il rombo di un motore—tentando di indovinarne modello, numero di giri, potenza e anno del debutto—con lo stesso religioso silenzio col quale si ascolta un brano di Mozart».
Rileggere la descrizione di Vasco Pratolini di una casa borghese d’un tempo, tocca il cuore: «Vi si spengeva lo stridere delle cicale, l’eco dei passi, il ronzio dei mosconi. Istintivamente camminavo in punta di piedi. (...) Di vivo v’era soltanto il tic-tac dell’orologio a muro che invece di rompere sottolineava il silenzio». Per secoli e secoli, spiega Pivato, la vita dell’uomo si è svolta in silenzio. La stessa pittura, si sarebbe lamentato il futurista Carlo Carrà, era stata «l’arte del silenzio. I pittori dell’antichità, del Rinascimento, del Seicento e del Settecento non intuirono mai la possibilità di rendere pittoricamente i suoni, i rumori e gli odori…».

L’assenza di rumore era rotta soltanto dal clangore delle battaglie allo scoppio delle guerre. Dal ritmo di certe botteghe artigiane come quelle dei calderai descritti nel 1700 da Bernardino Ramazzini: «Essi per tutto il giorno si dedicano a martellare il rame per ottenerne la duttilità (…) e quindi di lì si leva un frastuono smisurato, tanto che solo gli operai vi possiedono botteghe e dimore, poiché tutti evitano quel luogo così molesto». Dalle urla dei tifosi del gioco del pallone, da non confondersi col calcio, descritti da Wolfgang Goethe. Dagli strepiti dei tiratardi come quelli che a Firenze impedivano di dormire a John Ruskin, perseguitato dal «frangersi perpetuo di fragori mostruosi e disumani, urla e schiamazzi di esseri osceni fino a notte fonda». Per non dire dei «rimbombi di campane al mattino che si scontrano in impietose dissonanze da un campanile all’altro… ».

Non era l’unico, lo scrittore inglese, a lagnarsene. Anzi, ricorda Pivato, «la "guerra delle campane" ha costituito, almeno fino agli anni Cinquanta del Novecento, una delle più accese diatribe tra il fronte clericale e quello anticlericale». Ricordate il contro-campanile voluto da Peppone per vendicarsi di tutte le volte che don Camillo aveva disturbato i suoi comizi? «Finirà il monopolio campanario clericale!». Non occorreva essere anticlericali come i rivoluzionari francesi o i bolscevichi (che arrivarono a proibire gli scampanii perché lasciassero il posto «al rumore delle fabbriche e ai fischi delle industrie») per trovare insopportabili certe esagerazioni.

Lo dicono certi ricorsi al giudice d’epoca giolittiana dove si lamentavano «864 colpi nelle 24 ore, annunciando l’ora, ogni quarto d’ora con un tocco di preavviso». Un baccano infernale, per chi viveva vicino al campanile. Come Giovanni Pascoli che dopo aver esordito cantando «i cari suoni delle campane » si avvelenò il sangue per l’abuso di «ondataccie» sonore che ne faceva il parroco di Barga e non ebbe pace finché non ottenne dal vescovo il trasferimento del prete spaccatimpani.

La svolta vera, però, ovvio, fu l’irruzione del motore. Prima delle locomotive (che venivano battezzate «Lampo», «Scintilla», «Fulmine», «Procella»), poi delle automobili esaltate da Tommaso Marinetti per quei «grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo » e degli aerei cantati in «Uccidiamo il chiaro di luna»: «Avanti, pazzi, pazze, leoni, tigri, e pantere! Avanti, squadroni di flutti!».

E basta coi violini e i mandolini e le vecchie melodie musicali, invocava Luigi Russolo. Meglio un’orchestra di «intonarumori», un macchinario che riproduceva i suoni industriali: scoppiatori, stropicciatori, rombatori, sibilatori… La «prima» al Teatro Dal Verme di Milano, nel 1914, finì in una rissa. Di qua gli amanti della buona musica, di là i futuristi di Marinetti, Boccioni e Carrà. La cronaca del «Corriere», in ironico stile futurista senza articoli, fu una delizia: «Pugni. Carabinieri, delegati, poltrone sulla testa, urli, insolenze. Pubblico in piedi. Concerto continua. Pugni anche. Futuristi tratti palcoscenico dai carabinieri. (…) Urli, invettive, pugni. Piazza Cordusio altri pugni. Galleria nuovi pugni...».

Stefano Pivato
IL SECOLO DEL RUMORE
il Mulino
pag 192, 14 €

Dal Corriere della Sera, 4 aprile 2001

La noia che ci salva

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da repubblica di ieri:
-TERRORIZZATI dal vuoto, incapaci di ricordare il piacere sottile di contemplare il soffitto, gli adulti di oggi cercano di impedire a chi è arrivato dopo di loro — figli, studenti, nipoti e perfino colleghi più giovani — di annoiarsi, anche per pochi minuti. «Un grave errore — dice Duccio Demetrio, docente di filosofia dell’educazione a Milano Bicocca e inventore dei laboratori di otium meditativo lanciati con successo un anno fa a Torino Spiritualità — perché decretando che la noia è fuori moda ci priviamo di occasioni fondamentali. Guardare per aria, aspettare che il tempo passi, che le idee tornino in superficie e il nostro cervello si riempia dopo essersi svuotato». Per fare spazio là dove la quotidianità liberale-efficiente ha riempito ogni fessura, dunque, nascono corsi, accademie, seminari. E c’è perfino chi ricorre alla psicoanalisi per svuotare la mente. L’Accademia del silenzio promuove maratone — otto ore senza parole — e corsi estivi. «Abbiamo troppa paura della noia — sostiene Nicoletta Polla Mattiot, fondatrice dell’iniziativa antirumore — per questo spesso inzeppiamo le nostre vite di chiacchiere e frenesia per paura del vuoto.

qui l'articolo completo

Salvare la lingua

. sabato 19 marzo 2011
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Quanto sono importanti le parole? In Francia il professor Bernard Fripiat, oltre ad aver fondato un sito (www.orthogaffe.com), tutti i sabati si esibisce su un palco con la prima “commedia ortografica” del teatro francese: un tentativo di salvare la correttezza e la varietà linguistica, giocando con gli errori più grossolani e comuni, e ridendoci su per meglio fissare nella memoria regole e strafalcioni da evitare. Intanto a Parigi il salone del libro è appena stato inaugurato con una gara di dettato, come se lo sforzo agonistico potesse riaccendere l’attenzione su grafemi e fonemi. La ricchezza della lingua si sta estinguendo?
Perdere la complessità espressiva è una condanna al mutismo del pensiero, la banalizzazione del dire è l’opposto del silenzio riflessivo su cui prolifera la vivacità semantica e l’espressione di sé.
Va letto, o riletto, in questa chiave il libro di Gianrico Carofiglio, La manomissione delle parole (Rizzoli). “La scelta delle parole è un atto cruciale e fondativo”, scrive. Un’azione che è insieme selettiva e creativa: si dà voce a una e una sola parola e si mettono a tacere tutte le altre possibili, non perfettamente aderenti alla natura esatta del pensiero o della cosa espressa. Perché come diceva il citato T.S. Eliot:
“E ogni frase
e sentenza che sia giusta (dove
ogni parola è a casa…
la comune
parola esatta senza volgarità, la formale
parola precisa ma non pedante
perfetta consorte unita in una danza

maratona del silenzio/2

. giovedì 10 marzo 2011
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Non è una sintesi dei tanti interventi, eppure coglie il cuore forte di questa maratona e dell'Accademia del silenzio, di una numerosa, variegata, instancabile, orgogliosa folla che ha iniziato ad esistere, intorno a un'idea delicata e rivoluzionaria, attiva e reattiva:
"Quando parlo del silenzio non intendo il silenzio della propria voce, un silenzio rinunciatario, complice, passivo, ma attivo e reattivo… Parlo del silenzio come di una materia, come un grido. Una presenza e un gesto oggi necessari… Una reazione e un rifiuto di quel linguaggio inaccettabile che fa del clamore demagogico, della spettacolarità, della superficialità, il principale obiettivo. Il silenzio è un modo di rendere imprendibile il pensiero, un segno di fermezza, poiché silenzio non significa solo silenzio, ma significa anche non concedersi e non concedere nulla. Significa uscire da un’arte asservita, da molti compromessi e ambiguità. Invece di identificarci con disinvoltura in una cultura che non coincide con la vita e anzi è fatta per dettare legge alla vita…
L’arte è l’unica, silenziosa, forma di esistenza e resistenza.
Un’opera è un’arma e credo che non sia mai un gesto di buona educazione, rassicurante, ottimista, salottiero, decorativo, ma un atto sovversivo. In questo penso stia la sua verità. Ed è eversiva perché non ha obiettivi, non serve a niente, non è in funzione di niente. E’ esistenza, pura esistenza. …Per la società è un assurdo, ma questo assurdo è dentro di noi e di questo assurdo noi abbiamo bisogno.
Il termine sovversione oggi significa silenzio. Silenzio è una parola sovversiva ed è sovversiva perché è uno spazio meditativo.
(da "Una fede in niente ma totale", Claudio Parmiggiani

MARATONA!

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Pronti, via!
La maratona e' cominciata, e come avrebbe potuto non essere così?, con la lettura delle centinaia di dichiarazioni di adesione all'Accademia, come un racconto, un manifesto per il Silenzio, il vostro.



E poi via per la no stop di sei ore che, però, sono trascorse veloci tra i racconti di silenzi e i silenzi da scoprire. Eravamo in tanti, peccato per chi non ha potuto esserci. Ma ci saranno presto nuove occasioni di incontro e confronto. Grazie a tutti!

silenzio a milano

. martedì 8 marzo 2011
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Per accompagnare la "maratona del silenzio" che si tiene domani, a Milano, per la prima volta,
un ricordo di Anna Maria Ortese:
"...battevano all'alba contro le rive della capitale lombarda, ma mordevano la pietra, s'avventavano contro i suoi prodigi di metallo e di pietra. Ritornavano indietro, come un mare triste, la sera, si spargevano nel retroterra a riempire coi loro respiri il buio. L'indomani all'alba riapparivano: questo solo era il mare, il mare umano, il respiro profondo di Milano"
da "Silenzio a Milano" (La Tartaruga)

L'appuntamento è a cura di Accademia del silenzio, alla Casa della cultura, dalle 17 alle 23

Silenzio in Valpolicella a fine marzo

. giovedì 3 marzo 2011
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DI SILENZIO IN SILENZIO
www.iris.unito.it
il 26-27 Marzo 2011 in Valpolicella

Seminario residenziale sul silenzio attivo come pratica di presenza nella natura
tra arte, scienza e sostenibilità
con la partecipazione di Giuseppe Barbiero, Alice Benessia, Elsa Bianco, Elena Camino
e rev. Doju D. Freire
cordinamento scientifico di Alice Benessia
Per informazioni, per favore rivolgersi alla coord. scientifica: abenessia@yahoo.it

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La pratica del silenzio è un quieto laboratorio di pace.

La giornata di sabato sarà dedicata alla pratica del silenzio come modalità per sviluppare/recuperare un rapporto empatico con la natura. Si alterneranno momenti di riflessione cognitiva a momenti di pratica, a cura di Giuseppe Barbiero, Alice Benessia, Elsa Bianco, Elena Camino e rev. Doju Dinajara Freire del centro IRIS.
La giornata di domenica, a cura di Alice Benessia, sarà dedicata alla pratica della fotografia come modalità di presenza silenziosa ed empatica nella natura. Si tratterà di lavorare sulla consapevolezza del nostro modo di osservare il mondo esterno e dunque anche il nostro mondo interno.

Accademia del silenzio: primo appuntamento

. mercoledì 23 febbraio 2011
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Siete tutti invitati alla prima
Maratona del Silenzio
9 marzo 2011
dalle ore 17.00 alle 23.00
presso la Casa della Cultura di Milano
(via Borgogna, 9)


Un incontro-dibattito con esperti di riverse discipline che racconteranno prospettive, studi ed esperienze silenziose.

Ecco il programma:
Intervento introduttivo di Salvatore Natoli
Il pensiero del Silenzio
con Duccio Demetrio, Giampiero Comolli, Nicoletta Polla-Mattiot, Ugo Volli
Scienza e silenzio
con Antonio Arpini, Andrea Possenti
Il silenzio delle parole
con Angelo Andreotti, Giorgio Ieranò, Laura Lauzzana, Lidia Maggi , Stefano Raimondi, Luigi Spina
Il silenzio dell’immaginazione
con Massimiliano Kauffmann, Emanuela Mancino, Franco Piavoli, Giancarlo Planta
Tempi, luoghi e suoni del silenzio
con Marco Ermentini, Emanuele Ferrari, Daniela Finocchi, Gianni Gasparini, Giampaolo Nuvolati

Letture silenziose a cura di Maria Grazia Comunale

È previsto un rinfresco.

Staging Silence

. giovedì 17 febbraio 2011
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Chi capitasse in quel di Washington, all'Hirshhorn Museum and Sculpture Garden presso lo Smithsonian Institution, ha l'occasione di (ri)vedere (si è appena conclusa "la sua presenza" all'Hangar Bicocca a Terre Vulnerabili 1/IV) un'artista che lavora molto con il silenzio: Hans Op de Beeck



Guarda qui il filmato completo

"...
Il suo lavoro s’incentra prevalentemente sul concetto di distacco e perdita dell’Io che contraddistingue l’uomo post-moderno.
L’artista ricostruisce scene e contesti urbani e domestici, contemporanei e immaginari, situazioni e personaggi che risultano fortemente familiari allo spettatore. le ambientazioni riprendono sia angoli isolati, specialmente dedicati alla riflessione, che spazi affollati, talvolta popolati da insoliti personaggi. Il lavoro di Hans vuole fare luce sulle nostre vite odierne, sui sogni, le ambizioni e sulle percezioni del tempo, dello spazio e di noi stessi.
Il linguaggio visivo di Hans Op de Beeck è spesso silente e riservato e allo stesso tempo serio e ironico nel porsi domande che non trovano risposta."

mutismo o silenzio?

. venerdì 28 gennaio 2011
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Una riflessione di Eugenio Borgna sulla differenza fra la solitudine che si nutre di silenzio e l'isolamento che è impastato di mutismo: "Nella solitudine, così ricca di vita interiore, il silenzio ha un suo eros e un suo proprio linguaggio: dice le nostre malinconie, le angosce, le speranze inespresse, i timori, le attese. Dice i nostri desideri più autentici. Il silenzio ha mille modi di manifestare qualcosa e di nasconderla, di indicare e di alludere, di avvicinarsi e di allontanarsi, di affascinare e di intimorire. Quando invece si è isolati, distaccati dal mondo, monadi dalle porte e dalle finestre chiuse, non si hanno pensieri ed emozioni da trasmettere agli altri. Senza più parole, si sprofonda in un mutismo che ha un'unica dimensione: quella dell'insignificanza"
dall'intervista di Luciana Sica ad Eugenio Borgna, su Repubblica, 18 gennaio 2011

prova per una tregua

. lunedì 24 gennaio 2011
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Per chi non è capace di concedersi una pausa nella rumorosa giornata passata in rete una pagina che è una sfida, una sfida che sembra semplice ma, ormai abituati all'iperattività davanti al computer difficile da completare. Un invito a una pausa di "silenzio" per la nostra testa e i nostri pensieri bersagliati da una quantità (ormai forse eccessiva) di informazioni spesso inutili.

Il titolo della pagina dice tutto! http://www.donothingfor2minutes.com/




Provare per credere!

Le tre parole più strane

. sabato 22 gennaio 2011
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Dalle mie recenti frequentazioni della poesia polacca...


Le tre parole più strane

Quando pronuncio la parola Futuro,
la prima sillaba già va nel passato.

Quando pronuncio la parola Silenzio,
lo distruggo.

Quando pronuncio la parola Niente,
creo qualche cosa che non entra in alcun nulla.

Wislawa Szymborska

il giardino del silenzio

. domenica 16 gennaio 2011
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"Nei giardini le pause sono importanti e fruttuose" (...)
"I vuoti in agricoltura sono, oltre che vitali, essenziali. Le pause nell'architettura, nella musica, nella conversazione, in cucina, tanto per citarne alcune, sono rilevanti come i crescendo, i volumi, le costruzioni, i piatti forti...
I silenzi, in un luogo di suoni, sono importantissimi...
Ora la luce passa tra pianta e pianta, il sole accarezza i lati degli alberi, illumina i vuoti fino a terra: e con la luce c'è vita e allegria".
"Quando si è ammalati è molto facile capire quanta fatica divorino le stesse parole. Il silenzio affettuoso di un giardino vicino, con i suoi sussurrati pensieri fatti cure, amore e protezione, è, invece, di ottima e ritemprante compagnia".
da La pazienza del giardiniere di Paolo Pejrone

imparare a rallentare

. venerdì 14 gennaio 2011
1 commenti

Segnalo un'iniziativa che ha molti punti di contatto con il silenzio come pausa, allentamento della concitazione del fare e del correre, spazio per riflettere e, di tanto in tanto, fermarsi o almeno rallentare.

V GIORNATA MONDIALE DELLA LENTEZZA - 28 FEBBRAIO 2011
Ideata da L'Arte del Vivere con Lentezza onlus per riflettere sui danni economici, ambientali e sociali del vivere a eccessiva velocità si celebrerà lunedì 28 febbraio 2011 in tutta Italia e nel mondo, con una speciale anteprima a Milano sabato 26 febbraio 2011. Il tema di quest'anno è Ambiziosi e Altruisti - Slow Life, Green Life, Better Life.

Siete tutti invitati a partecipare nella vostra città, con i vostri amici, colleghi o in famiglia creando il vostro piccolo-grande evento che sia un gesto di gentilezza verso voi stessi, gli altri o l'ambiente. Comunicateci la vostra idea... noi la metteremo sul sito, su facebook, su twitter, su youtube e nei comunicati stampa per condividerla con tutti gli altri ribelli della lentezza!
Vivere con Lentezza è un progetto open source che si amplia di giorno in giorno con il contributo di tutti voi.

In questa occasione la Giornata torna a New York come riconoscimento alle politiche che la città, guidata dall’amministrazione Bloomberg, ha intrapreso per migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini.

Qui parlano di noi

. mercoledì 5 gennaio 2011
3 commenti

ZITTI ZITTI, ASCOLTATE IL SILENZIO
di ROSELINA SALEMI
La Stampa, 30 dicembre 2010

È una bella provocazione: Capodanno in silenzio. Niente botti, e via dalla pazza folla, ma ci sarà un posto dove non arrivi l'eco dei soliti rumorosi festeggiamenti rumorosi, degli urli che accompagnano il conto alla rovescia? C'è, c'è. Il 31, una minoranza entusiasta organizza a Castel Condino (in Trentino) un seminario di musicoterapia con ciaspolata notturna a bocca chiusa. Mentre a Roma, il party «Zitti zitti» promette isolamento acustico assoluto. La moda americana delle feste a zero decibel (silent party e mutus party) arriva anche in Italia, dove è appena nata l'Accademia del Silenzio, un mini-successo, 200 adesioni in cinque giorni.

Il progetto è di Duccio Demetrio (professore di Filosofia dell'educazione e di Teorie e pratiche della scrittura all'Università di Milano-Bicocca) e Nicoletta Polla-Mattiot giornalista (fondatrice del sito www.ascoltareilsilenzio.org e del blog blog.ascoltareilsilenzio.org) . La sede dell'Accademia è la Libera Università di Anghiari (www.lua.it ), ma ci saranno corsi, seminari e iniziative varie anche a Torino (al Circolo dei Lettori, il 12-13 marzo) e Milano ( la maratona del silenzio, il 9 marzo) per un 2011 meno strillato, meno stressante. Una scelta di vita contro l'inquinamento acustico, contro l'inquinamento esistenziale. «Silenzio è non farsi distrarre dai rumori, riconciliarsi con i sensi, è parlare e pensare senza che la voce sia indispensabile - spiega Duccio Demetrio -.

Se crederò di aver trovato finalmente il silenzio avrò saputo ascoltare la neve». Potrebbe sembrare, ma non è una cosa da snob. Raniero Maggini, vicepresidente del Wwf Italia organizza passeggiate con i bambini per rieducarli ai suoni della natura, cancellati dal frenetico sovrapporsi delle voci, delle auto arrabbiate, delle musichette spesso assurde dei cellulari. «Portiamo la gente a sentire il canto degli uccelli notturni e ogni volta vedo la meraviglia. Ma attenti, il silenzio non è il punto di partenza, è il punto d'arrivo. E' una conquista, è lo strumento che ci permette di ascoltare. Io lo cerco lungo i fiumi: la voce dell'acqua mi aiuta a riflettere e mi regala momenti di felicità». No, niente intellettualismi.

«Non penso al silenzio come a una vacanza, un lusso per pochi, un'eccezione, un privilegio, ma come un'esperienza possibile nel tempo nel quotidiano - dice allegra Nicoletta Polla-Mattiot - . La soluzione non è ritirarsi a meditare lontano, fuggire, ma creare oasi di quiete nei nostri uffici, nelle nostre vite. Se non il 31, proviamoci, nell'anno che sta per arrivare». Ma perché uno si iscrive all'Accademia del Silenzio? Ecco le risposte del common people: «Per cambiare ritmo», «perché amo la conversazione tenue», «perché mi piace più l'incontro dello scontro», «per comunicare davvero», «perché le parole sono pietre e il loro assedio può diventare prigione», «perché è il silenzio è la soglia dei sogni». E poi: «Perché sono stanco di ascoltare discorsi imbecilli…». Vale la pena di pensarci su. In silenzio, naturalmente.

Quando il rumore uccide

. martedì 4 gennaio 2011
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Anche quest'anno un morto e 500 feriti. Perchè la gioia per l'anno che viene pare debba necessariamente esprimersi violentemente nel rumore.
Condivido con voi alcune parole "silenziose" di Crosetti, scritte nel 2004 ma purtroppo ancora attuali.


"Ci sono momenti in cui il silenzio è una necessità più che un dovere. Momenti in cui non si può chiudere il mondo dietro la porta di casa, lui là fuori, noi qui dentro a festeggiare. Perché questo non è un Capodanno come gli altri. Il mondo, fuori, ci è entrato in casa senza bussare: è così che fa, quando la gente muore. Il mondo sfonda la porta, ci mette davanti agli occhi le tremende fotografie dei giornali, le strazianti immagini della televisione. Non è possibile restare indifferenti a quel mondo che bussa e muore, magari con una bottiglia di spumante in mano e un petardo nell'altra.
Non si tratta di retorica, né di astratta carità mentale. La necessità del silenzio, come momento di riflessione sulla nostra storia e sul nostro destino di uomini - che in un attimo può trasformarsi nel destino di tutti e viceversa (il destino è capriccioso e non si cura dell'indifferenza) - riguarda chiunque abbia occhi e cuore."
Maurizio Crosetti, La Repubblica, 29 dicembre 2004




http://www.repubblica.it/2004/l/sezioni/esteri/nobottt/nobottt/nobottt.html

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