siamo tutti cicerone...

. martedì 23 marzo 2010
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O no?
La notizia è di qualche giorno fa ed è stata annunciata così: arriva in Italia il "fitness oratorio".
Niente meno...
Di che si tratta? Di una palestra verbale, un'aerobica per lingua e cervello? pesi e bilanceri formato lessico?
No, è solo l'ennesima tecnica per "diventare leader", anzi "veri leader". (perché? qualcuno vuole per caso diventare falso leader?)
L'obiettivo è perseguito con tenaci esercitazioni per "liberare il Cicerone che c'è in te", vale a dire per risultare sicuri di sé, persuasivi, brillanti e carismatici quando si parla in pubblico. Basta entrare a far parte del club ToastMasters e, due volte al mese, si studierà l'arte del discorso. Un training in 10 step (che beninteso non hanno nulla a che vedere con gag & ginnastica).
Gli iscritti: nel mondo 250mila per 12500 club.
Se questi dati sono veri, forse ognuno di noi annovera fra i suoi amici Cicerone (voi ve n'eravate accorti?)
A tutti i To(a)sti Leader, un memo da quello stesso maestro di oratoria:
la miglior risposta è il silenzio

silenzio e vuoto/2

. venerdì 19 marzo 2010
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Per seguire il filo visivo delle riflessioni di Dorfles...

i tagli di Lucio Fontana


Mark Tobey, white writing

silenzio e vuoto

.
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Gillo Dorfles ha scritto un interessante elogio del vuoto. Ecco qualche passaggio
"Il troppo, pieno, il troppo congestionato, ndelle nostre città, delle nostre spiagge, delle nostre case, è certamente una delle tare della contemporaneità, come ho cercato di illustrare nel mio saggio Horror pleni nella speranza che un improbabile lettore ne tenga conto. Ma altrettanto cruciale, è il fatto di sottolineare l' importanza del vuoto. Vuoto, non come «assenza» di alcunché, ma come lacuna da colmare; come entità a se stante, matrice di molte ideazioni, sensazioni, invenzioni".
(...)
"L'Occidente e la sua grande arte è stata da sempre un'«arte del pieno», del saturo, e addirittura dell'ipertesto, «ipercarico». In fondo, la stessa iperbole è sempre stata una delle «figure semantiche» della nostra civiltà".
(...)
"Ma perché non tener conto anche delle altre famiglie artistiche? Si pensi alla estrema «vuotezza» di tante composizioni di Cage o del nostro Beppe Chiari; oppure alle caratteristiche scansioni del teatro di Kantor. E, per quanto concerne la pittura, alla «assenza» di forma o colore nei «dipinti bianchi» di Tobey o - e qui lo spazio beante domina - a tante tele forate di Fontana dove l' assenza costituisce la sostanza stessa di «buchi» e dei «tagli»"
(...)
"Credo che il rispetto del vuoto, dell' «assenza», del silenzio, sia oggi più che mai necessario per una equilibrata struttura della nostra esistenza. L' individuo che sarà ancora affascinato dal vuoto d'una spiaggia deserta o da quello d'una distesa nevosa alpestre, ma anche da quel vuoto del pensiero da cui sorgono le immagini più preziose, potrà ritrovare quella vena creativa e fruitiva che l'assenza costante del vuoto gli ha precluso.
Corriere (18 marzo 2010)

acqua (e cibo) in bocca

. mercoledì 17 marzo 2010
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Su segnalazione di un'amica
Silenzio al ristorante
Quattro ristoranti di La Spezia lanciano da domani sera un ciclo di cene “in silenzio” servite da camerieri sordi, dove la consegna è non comunicare tramite la voce. Gli ospiti possono far sapere le loro richieste tramite fogli scritti o tramite il linguaggio dei segni. Omologhe delle “cene al buio”, promosse da qualche anno, in più città italiane, con l’ausilio di camerieri non vedenti, le serate spezzine mirano a promuovere esperienze e percezioni alternative a quelle più frequentemente in uso dai normodotati. La prima cena è all’Hosteria Al Leon d’Oro di via Baracchini. La prossima sarà venerdì 9 aprile al Veve, in via Cadorna. L’osteria Duccio, di via Fratelli Rosselli, ospiterà la cena in silenzio venerdì 7 maggio. L’ultimo appuntamento sarà giovedì 10 giugno alla Loggia de’ Bianchi, in via Mazzolani. Per partecipare occorre rivolgersi ai singoli ristoranti.
Per informazioni
Hosteria Al Leon d’Oro, tel 0187/702295; Vevè, info@dino-veve.com; Osteria Duccio, tel/fax 0187 258602; Loggia de’ Bianchi, 340 9475555

silenzio e giovani

. mercoledì 10 marzo 2010
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"Ogni cosa è un colore. Ogni emozione è un colore. Il silenzio è bianco. Il bianco è infatti un colore che non sopporto. Passare una notte in bianco, alzare bandiera bianca, lasciare il foglio bianco, avere un capello bianco... Anzi, il bianco non è neanche un colore. Non è niente, come il silenzio. Un niente senza parole e senza musica. In silenzio: in bianco. Non so rimanere in silenzio o da solo, che è lo stesso".
Sono le parole di Leo, 16 anni, protagonista del romanzo d'esordio, di cui tanto si parla e discute in questi giorni, di Alessandro D'Avenia, Bianca come il latte, rossa come il sangue (Mondadori)
Perché il silenzio fa paura?
Bisogna per forza assordarsi di musica?
Non esiste davvero un codice del silenzio che parli anche a 16 anni?
Adolescenza e silenzio devono per forza tenersi alla larga?

un invito a leggere... in silenzio

. mercoledì 3 marzo 2010
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Un'associazione per raccontare la felicità di leggere: che meraviglia!

Si chiama Readere, l'hanno fondata Rosellina Archinto, Eva Cantarella, Evelina Christillin, Maurizio Luvizone, Paola Mastrocola e Giovanna Zucconi. Questo è il suo atto di fondazione
Il manifesto della parola bandita
di Paola Mastrocola
L’ idea è di leggere e basta. Chi legge legge, e chi non legge pazienza, faccia come vuole. Oggi tutti difendono, proteggono, salvaguardano la lettura, educano alla lettura, promuovono la lettura. Noi no. Noi leggiamo e basta. E mandiamo in giro l’immagine e i suoni di noi che leggiamo. Non c’è bisogno di dire che leggere è bello, utile, arricchente, prezioso, in, cult, must, trendy… Chi legge, sa che cos’è leggere. Chi vuole provare, provi. Noi sottintendiamo solo, con un piccolo gioco di
parole, che esiste una felicità del leggere, un’allegria di chi è lettore. Tutto qui.
La lettura presuppone silenzio, concentrazione, buio e lentezza: quattro parole BANDITE, che non stanno più in questo mondo. Si tratta, per leggere, di sedersi a un tavolo o in poltrona o sotto il tetto di un faggio. Stare fermi da qualche parte per qualche ora. Rimanere soli, zitti, scollegati da tutto e da tutti. Collegati «soltanto» a parole.
Leggere vuole silenzio e penombra. E lentezza. Una vita SlowBooK! Siamo consapevoli che il gesto di leggere è ormai in via d’estinzione, negletto, assente. Non c’è nella nostra vita, non c’è nelle immagini che ci bombardano da ogni parte. Oggi c’è rumore e caos, fretta e disordine.E leggere in rete è solo un’ennesimo modo di correre, è leggiucchiare, sbirciare, andare di fretta, essere quick, quickare (quiccare?).
La lettura invece è stare. Permanere fermi. Tutto il resto intorno corre e tu invece stai. Sei la roccia, e su di te le onde possono infrangersi ma tu non fai una piega. Stai, leggi. (READERE insegna a stare – sempre che insegni qualcosa… -,
non a leggere… Leggere è solo una conseguenza di stare).
E così, la lettura è andata fuori dai confini del Regno: la parola è bandita. E allora che la parola diventi per davvero BANDITA! Si tenga fuori, e combatta. Si metta un fazzoletto nero sulla bocca, assalti le diligenze e salvi le donzelle in pericolo. Crediamo che oggi leggere sia l’unico gesto politico possibile, e che sia un gesto rivoluzionario.
– La Stampa 2.marzo.2010

composing in silence

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Once again, the Sommo Poeta hijacks my mind for a day. This time, the first terzina of the 18th canto of Paradiso:


Già si godea solo del suo verbo
Quello specchio beato, ed io gustava
lo mio, temprando col dolce l'acerbo.

And so that divine mirror
savoured his words, and I mine,
tempering the bitter with the sweet.


In contrast to Yeats and Pavese, I find that Dante actually conjures or creates silence with these lines, rather than just talking about silence. Cacciaguida, the divine mirror and ancestor of the pilgrim, seems withdrawn, statuesque, self-sufficient, probably because he is satisfied with his speech and his speech alone, solo del suo verbo. Since it originates from God, it is perfect and complete, it is all that could have been said, and thus the silence after the words is equally perfect. The pilgrim, as we mentioned above, tastes his fate, a bitter pill to swallow, and all Heaven seems to attend, in silence, on his musing.

Here we have a precursor to two themes of this blog: silence and the idea that words are eaten or consumed, as in the book 'Firmin'. Perhaps Dante succeeds in invoking silence with these lines since eating and silence go hand in hand; we have all been taught - don't speak with your mouth full!

Like Mandelstam, I like to think of the Alighieri as he walked the roads of his exile, alone with his horse and composing the Commedia in silence, to the rhythm of his footsteps.

una mostra

. martedì 2 marzo 2010
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Inaugura il 4 marzo alla Grossetti Arte Contemporanea di Milano
"The Silent Prayer" di Mats Bergquist

il silenzio e la musica

. lunedì 1 marzo 2010
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Scrive oggi Sandro Cappelletto su La Stampa: «Non disturbate il silenzio» è scritto all’ingresso del Parco Lazienki, un giardino pubblico di Varsavia molto vasto e curato. Al centro, un monumento in bronzo: un salice piangente china i suoi rami fino a confonderli con i capelli di Chopin. Qui, circondata da migliaia di rose, soltanto alla sua musica è concesso di rompere quell’invocato e rispettato silenzio.
...
Note e pause, silenzio e musica
...
Curioso che proprio nel giorno in cui si celebrano i 200 anni della nascita di Chopin, prima ancora che un Notturno o una Ballata, si evochi il silenzio che precede l'esecuzione e l'invenzione.
Pare che Schumann abbia detto: "Chopin si riconosce persino nelle pause"
Provate a sentire gli spazi, non solo le linee di congiunzione, di questo Notturno op. 27

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per le cartoline del silenzio:
Due mani non bastano (www.duemaninonbastano.it)
Studio Camuffo (www.studiocamuffo.com)
Studio Labo (www.studiolabo.it)
Civico 13 (www.civico13.it)
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Joe Velluto (www.joevelluto.it)
Elyron (www.elyron.it)