neve!

. lunedì 21 dicembre 2009
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La neve = silenzio forzato!

cut the silence!

. venerdì 18 dicembre 2009
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Ci sono luoghi in cui il silenzio è la mancanza di un diritto: alla parola.



Finisce domenica, alla Triennale di Milano, la mostra nata sul web, per dare voce a chi ha la bocca cucita (http://www.poster4tomorrow.org)





stop al rumore

. mercoledì 9 dicembre 2009
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C'è un sito, fondato da un direttore d'orchestra, che fa capo all'associazione "Pipe down". Si batte contro l'onnipresenza di suoni -non scelti, non cercati, ascoltati involontariamente - nella nostra vita. Lo segnala Daniela Monti sul Corriere della sera. Nei commenti, tutto l'articolo... Qui intanto il link al sito: www.pipedown.info/

extrapolazioni da "Come voce sottile di silenzio"

. sabato 28 novembre 2009
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Il silenzio non è un fine. Il silenzio è delicato e sottile,percepibile come una voce che sommessamente chiama ed invita ad aprirsi all'altro.
Il silenzio squarcia le tenebre della solitudine per far entrare in comunicazione. Se non siamo capaci di rimanere in silenzio,non saremo mai capaci di comunicare.
La nostra vita sarà simile all'atrio di una stazione in cui sfioriamo una massa di persone,ma non incintriamo nessuno.

GOCCE DI RICORDI

. giovedì 26 novembre 2009
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Ho sempre amato il rumore della pioggia: che sia sul tetto della casa, sull’asfalto, sui bidoni di latta allineati nel cortile, oppure semplicemente sulla punta dei piedi nei giardini pubblici.
E’ domenica mattina, e piove. Sono svegliata dal rumore assordante delle gocce sul tetto; trovo un grande piacere nel poter tirare su le coperte morbide fino al collo e guardare scorrere le gocce a rivoli sui vetri della finestra.
Avvolta nelle lenzuola mi sento protetta, nel minuscolo abbaino in cima ad un palazzo di dieci piani. Io che ho passato l’infanzia su una casa a palafitta, dove le gocce di pioggia e l’acqua del fiume si confondevano, durante la stagione delle piogge, e dove bastava sporgersi dalla finestra per poter vedere l’acqua tumultuosa, color fango, del fiume che si scatenava sotto il nostro pavimento. Al decimo piano tutto appare lontano, inafferrabile, è una dimensione nuova che mi inquieta non poco. [...]

Di Fatima Ahmed
Cambogia
Secondo premio III Concorso Lingua Madre
Tratto da Lingua Madre Duemilaotto - Racconti di donne straniere in Italia (Ed. Seb 27)

allarme ecologia

. lunedì 16 novembre 2009
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Tutto questo parlare di silenzio non suonerà troppo astratto? Qui non si vuol fare solo teoria, ma pratica. E allora verifichiamo pragmaticamente come “funziona” il silenzio, con un paradosso.

Sono giorni di dibattito (più politico che ecologico) su emergenza clima e risorse (in esaurimento) del pianeta. La terra è in riserva. E se lo fosse anche il linguaggio? Se le parole che usiamo ogni giorno, scialando verbalmente, non fossero illimitate? Fino a ieri le avevamo a disposizione tutte, ogni volta che ci servivano. Oggi, man mano che le impieghiamo, finiscono. Stop alla lingua rinnovabile. Non c’è refill per bocca e cervello. Se usi “amore” una volta, la parola è andata, perduta. Per sempre. Lo stesso dicasi per “io”, “bello”, per tutti i nomi delle cose, gli aggettivi. Gli insulti.

Ogni espressione pronunciata, è consumata. Definitivamente, senza ricarica, stop. Non faremmo un uso più sobrio del bla-bla prima di ridurci a fine-scorte?

Così, asciugando asciugando, selezionando e dosando per arrivare a poter dire, in una vita intera, tutte le cose importanti almeno una volta, che cosa si può spendere - linguisticamente parlando -senza pensarci troppo su? Di che cosa non si può rischiare l’esaurimento?

Se devo scegliere una sola parola “Gronchi rosa”, io forse ne prendo una piccola piccola, corta corta, e potente: sì.

E voi?

Capelli

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Di Lucia Panzieri

Da "Lingua Madre Duemilaotto - Racconti di donne straniere in Italia"

"[...] Noi tutti, invece, l’avevamo presa tra di noi come una sorella, come una figlia nuova, ed eravamo molto affascinati dalla sua Africa, dai suoi silenzi, dal suo italiano che cresceva, da quando per la prima volta è andata in bicicletta. I vestiti africani che di volta in volta arrivavano, da parte di sua madre, riempivano di colori straordinari il mio armadio.Poi è nata mia figlia: gli occhi lucidi e silenziosi nella penombra della mia camera da letto, Nana è rimasta più di tutti vicina a me senza dire una parola. Ricordo che tutti andavano e venivano, guardavano Chiara che dormiva tranquilla, raccontavano aneddoti di anni prima, cercavano le prime somiglianze. Lei no, stava accanto a me in un silenzio commovente, raro e perfetto, che era proprio una delle cose che in quel momento desideravo di più. Niente a che vedere con la sua prima visita, questa volta finalmente avevo visto la sua bellezza.Quel silenzio, ho imparato da Nana. Quel silenzio, e i capelli. Nana se li pettina, se li allunga, li lega in cento treccine di perle, li raccoglie sopra la testa o li lascia lunghi sulle spalle, li profuma, li spalma di creme. Spesso tutto da sola, o con l’aiuto di un’amica africana. Io i capelli delle volte nemmeno me li asciugo; faccio la doccia, magari anche la sera tardi, ma per stanchezza vado a letto senza asciugarli. Il mattino accompagno i bambini a scuola con i capelli disordinati, legati in fretta mentre già esco di casa. Nana, invece, anche quando chiacchieriamo, accarezza i capelli di mia figlia, li pettina senza accorgersene, e mentre mi parla riuscirebbe a farle, anche senza guardare, almeno un milione di trecce."

il silenzio dei bambini

. martedì 10 novembre 2009
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...Tacere è la nostra virtù.
Qualche nostro antenato dev'essere stato ben solo
-un grand'uomo tra idioti o un povero folle -
per insegnare ai suoi tanto silenzio.

Cesare Pavese, I Mari del Sud.

Ho messo questo post prima di aver letto il post sottostante che parla della maternità; anche qui in questa poesia di Pavese abbiamo il silenzio tramandato da generazione in generazione, però non con la stessa intensità dell'amore materna.

Insegniamo il silenzio ai nostri bambini? E come no? Dico sempre 'Ma basta con questo rumore!' E così il silenzio viene percepito come una punizione. Allora com'è che un genitore può insegnare quel valore? Per adesso cerco solo di rispettare i suoi silenzi. Ma forse non c'è neanche bisogno di fare qualcosa, forse tutti riescono a percepire naturalmente la profondità del silenzio - basta crearlo ogni tanto e lasciare che venga vissuto.

clic

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Ricordando Humberto Rivas

Il silenzioso cammino della migrazione

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È una caratteristica delle donne quella di predisporsi all’ascolto: ascolto delle persone, delle necessità, dei rumori e dei suoni della natura, dei ricordi e delle suggestioni della propria terra (magari lontana). Le donne sono naturalmente predisposte all’ascolto dell’altra o dell’altro, in silenzio.
Il simbolico materno è fatto di silenzi, l’amore per la madre non necessita di parole superflue. Temi quali la genealogia femminile, la differenza di genere, sono spesso quasi innati, più che pensati coscientemente.
Le donne dimostrano così come anche il fenomeno della migrazione al femminile necessiti di una lettura diversa da quella tradizionale, diversa da quella dell’analisi storica accademica classica, che metta in luce quelle “strategie di libertà” di cui scrive Cristina Borderias.Superato il paradigma dell’emancipazione, infatti, la presa di coscienza femminista impone il valore fondativo della differenza e introduce nuove categorie analitiche nello studio dei rapporti sociali e di lavoro. Così vengono innescate le “strategie di libertà” che conducono al cambiamento. Insieme ad esse la speranza e quella forza irrinunciabile del desiderio di cui scrive Luisa Muraro.
Le donne sono predisposte alla maternità, ad accogliere l'altro da sé, ad averne cura e a far sì che sviluppi la propria autonomia. Così come hanno - quale modalità propria di stare al mondo - la relazione prima della norma, la responsabilità prima della convenienza, la cura dei rapporti prima della giustizia astratta, come ci hanno dimostrato tante filosofe e pensatrici, quali Carol Gilligan. Tutto ciò imprime alle donne un atteggiamento diverso nella gestione dell'impensato, del nuovo, di ciò che è straniero. E quando due donne si incontrano, ciò che appare in quel primo impatto è la comune appartenenza allo stesso sesso, prima della nazionalità, della lingua o del ceto sociale. In silenzio.
_________
Nelle prossime settimane saranno pubblicati, perché legati al tema del silenzio, brani tratti dalle raccolte “Lingua Madre Duemilasei, Duemilasette, Duemilaotto e Duemilanove – Racconti di donne straniere in Italia” (ed. Seb 27), che raccolgono i racconti selezionati dal Concorso letterario nazionale Lingua Madre, ideato da Daniela Finocchi e progetto permanente della Regione Piemonte che lo promuove insieme al Salone Internazionale del Libro di Torino. Il Concorso Lingua Madre è il primo dedicato alle donne straniere che scrivono in italiano, una sezione è dedicata anche alle donne italiane che vogliano “raccontare” le donne straniere (donne che hanno incontrato, conosciuto, amato e che hanno saputo ascoltare, in silenzio).
Il bando della V edizione chiuderà il 31 dicembre 2009. Per tutte le informazioni www.concorsolinguamadre.it

il fotografo del silenzio

. lunedì 9 novembre 2009
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Humberto Rivas, ho letto sul giornale, è morto a Barcellona a 72 anni. Si autodefiniva 'il fotografo del silenzio', era argentino. Diceva: 'mi riesce molto meglio fare una fotografia che parlare in pubblico'. Tutto questo l'ho letto, e vorrei saperne di più. Agli amici del silenzio chiedo lumi.
Io posso solo ricordare, per associazione di idee, un antico poeta greco, Simonide che vedeva la pittura come poesia muta, la poesia come pittura parlante. Il silenzio della poesia muta, la pittura, si amplifica e si esalta nella fotografia, perché si accentua lo stridente contrasto tra le esigenze (soddisfatte) della vista e l'assenza del suono abituale. E mentre si può immaginare la pittura come più vicina, quasi connaturata al silenzio, quasi depurata dai suoni attraverso il lento fluire del pennello, il clic della macchina fotografica sembra essere l'ultimo suono percepibile di una magia che rende silenzioso il mondo, nel momento in cui, qualche secondo dopo, puoi rivederlo senza risentirlo.

guardami negli occhi

. giovedì 5 novembre 2009
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che cosa si staranno dicendo, senza parole?


La foto è un frame dal video Noia di Mauro Folci, premio speciale nel concorso sul tema: Energia: Umanità=Ambiente: Futuro - La proporzione per una nuova estetica (www.premioterna.com)

io, che sto imparando ad ascoltare il silenzio

. martedì 3 novembre 2009
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Il silenzio non mi appartiene. O forse sono io che non appartengo al silenzio. Ho sempre amato il potere delle parole, la conversazione, la comunicazione… Persino quando diventa chiasso.
Eppure, la mia rubrica su City di venerdì 16 ottobre parlava proprio di silenzio:



"La profondità del tempo è una mia recente conquista. Nel silenzio della casa, la mattina quando rimango sola, ritrovo la felicità del pensare, del ripercorrere avanti e indietro il passato, dell’ascoltare il fluire del presente. E’ qualcosa che avevo raramente conosciuto prima".
(Marisa Madieri)

Nel silenzio della casa, con una tazza bollente in mano, ascolto la mia vita. Un perfetto, miracoloso silenzio, denso di caffè e felicità.


(Perché ci sono donne, e uomini, che hanno un solo romanzo da scrivere: un romanzo intenso, forte, poetico a volte, quello della loro vita. Per Marisa Madieri, che fu la moglie dello scrittore e saggista Claudio Magris, è stato "Verde acqua", Einaudi. Mi è piaciuto particolarmente perché le vie sono anche quelle della città dove sono nata, Trieste. Una città dove il silenzio è anche quello del vento)

...

. lunedì 2 novembre 2009
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That civilisation may not sink
Its great battle lost,
Quiet the dog, tether the pony
To a distant post.

Our master Caesar is in the tent
Where the maps are spread
His eyes fixed upon nothing
His hand under his head.

Like a long-legged fly upon the stream
His mind moves upon silence.

from Long-Legged Fly, W.B. Yeats

Questo è la prima parte di una poesia che esprime molto bene l'idea del 'piccolo silenzio quotidiano' e come questo stesso silenzio può essere il terreno dove crescono cose importanti, fondamentali (anche fin troppo importanti per noi mortali!). Ho scelto questa parte perchè qua Yeats echeggia il silenzio uditivo con quello visuale, his eyes fixed upon nothing, rinforzando l'impressione (ingannevole) di una mancanza, una nullità.
La parte ripetuta, like a long-legged fly..., richiama sia il flusso del tempo che quello della coscienza, quest'ultimo portato alla sua espressione più nota da Joyce, un altro irlandese. E qua vorrei chiedere: se siamo d'accordo che almeno il flusso del tempo è silenzioso, possiamo dire la stessa cosa a proposito del flusso della coscienza? Sarebbe costituito da 'parole silenti'? Pare una contraddizione. Il pensiero stesso non è un tipo di rumore, o meglio, un tipo di ascolto? Spesso quello spazio che chiamiamo 'mente' mi sembra non altro che una caverna echeggiante dove le parole che abbiamo inghiottito, come Firmino, vanno e vengono come la rena quando a turbo spira.


paradosso del paradosso

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apprendo con tristezza che la schiavitù dal rumore è molto difficile da superare (impossibile?). Quanti hanno immaginato un mondo silenzioso dove le macchine ormai elettriche non disturbano più i nostri poveri timpani... ebbene no! una macchina silenziosa è troppo pericolosa perché non viene sentita da pedoni ciclisti ecc. quindi ecco che ci prepariamo a DOVER ascoltare (subire?) il rombo artificiale anche dove se ne potrebbe fare a meno -tristezza-
Ma non dovrebbe essere chi genera il pericolo a preoccuparsi di non arrecarne?

Mi domando, ma il valore (i valori) della vita, la sua qualità, è ormai così secondario alle nostre schiavitù?

la politica degli annunci

. domenica 1 novembre 2009
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Leggo oggi a p. 2 del Sole--24ore una frase del Direttore della Stampa, Mario Calabresi:
"Da decenni sui giornali italiani si racconta come imminente l'avvio delle riforme politiche. Editoriali, interviste, retroscena, tutti con lo stesso titolo: 'ora le riforme'. Sono convinto che, se mai ci potrà essere un qualche reale cambiamento potrà avvenire solo se accompagnato da un totale silenzio".

La politica degli annunci contro il silenzio dell'attività riformatrice. Mi viene in mente un'altra metafora, quella della riforma strisciante, magari contrassegnata dal sibilo poco silenzioso e orrifico del serpente. Non a caso riforma strisciante è quella imposta senza un progetto, realizzata nei fatti. Meglio, allora, il 'tacer pudico', che 'accetta la riforma ti fa', si potrebbe dire parafrasando Manzoni. Un punto a favore del silenzio contro lo sguaiato vociare dei riformatori da spot pubblicitario.

pensieri

. sabato 31 ottobre 2009
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il silenzio è come l'urlo di Munch. Solitudine e vuoto siderale. Un quasi sordo terrorizzato.

il silenzio è una perla nell'ostrica. Chi riesce a trovarla scopre un tesoro.

il silenzio,sfrondato anche del suo stesso nome, pone l'uomo in una ricerca di se stesso non condizionata ed illimitata ai fini di una evasione dal contingente verso l'interrogativo assoluto.

Il dono del silenzio

. venerdì 30 ottobre 2009
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Vi è un detto "Le parole sono preziose, ma più prezioso è il silenzio". Il silenzio è un dono che ci è stato fatto e, per questa ragione, bisogna sfruttarlo.

Ma come? Siamo circondati dai rumori: le macchine, la musica, la folla, la tv, la radio e una miriade di altre cose. Non c'è silenzio intorno a noi, tutto contribuisce ad una sorta di rumore continuo. Pitagora, per citare un filosofo, credeva che il silenzio fosse una creazione della nostra mente. Diceva, infatti, che il mondo fosse pervaso da una musica eterna che, a furia di sentire, ci dimentichiamo che esista. E se un giorno riuscissimo a sentire questa melodia?
Noi siamo nella stessa situazione: il silenzio esiste ed è sempre esistito, ma ci siamo dimenticati di lui con tutti questi rumori. Se noi riuscissimo a far finta di non sentire più tutti quei suoni che ci circondano, forse potremmo trovare il silenzio e capire finalmente ciò che fa di lui un dono prezioso.

il coro muto

. giovedì 29 ottobre 2009
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ciao sono butterfly
Il silenzio è come il coro muto. Quando"lo senti" hai un pezzo di paradiso. D'accordo?

b. B.

. mercoledì 28 ottobre 2009
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Sta per big Bang. Gli scienziati hanno pensato: "In principio era un rumoroso casino". Mettiamo che abbiano ragione. Perché dobbiamo aggiungere rumori? Crediamo di allontanare le fine?

il paradosso

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ieri sera una piccola "folla" silenziosa si è ritrovata nello spazio Tadini per assistere (o ascoltare?) al paradosso del silenzio. E' stato presentato il libro che raccoglie le esperienze del festival del silenzio.

Un assaggio delle tante possibilità di parlare/comunicare tacendo.
La scoperta continua qui sul blog e sul sito del silenzio!

Ecco i relatori: Laura Tonatto, Nicoletta Polla-Mattiot, Anna Folli, Luigi Perissinotto, Francesca Rigotti

le orecchie e le palpebre

. giovedì 22 ottobre 2009
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Breve riflessione del mattino (quando insieme a me si risveglia anche: il traffico, i vicini, il camion della raccolta vetro, i clacson delle auto in coda dietro il camion della raccolta vetro…): perché le orecchie non hanno palpebre?
Si può chiudere all’istante gli occhi per ribrezzo, paura, raccapriccio e invece ci tocca sentire sempre. Certo, non ascoltare. E’ più facile distogliere l’attenzione dai suoni che dalle immagini, mandarle in sottofondo pensando ad altro. Ma questo non significa escluderle.
Insomma, è più facile fare buio che fare silenzio.
Secoli fa, leggendo “Un altare per la madre”, mi aveva tanto colpito il ragazzino che giocava a nascondino: chiudeva gli occhi e pensava di non essere visto. E se chiudo la bocca perché tutto intorno non si fa silenzio?

Sempre in movimento

. giovedì 15 ottobre 2009
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Sono sempre in movimento: la stasi mi fa paura. Anche il silenzio l’ho temuto, per molto tempo. Le due cose suscitavano in me l’horror vacui, perché nel vuoto sei da solo. E non mi è mai piaciuto stare da sola. Sono una comunicatrice, e credo sia questo il motivo per cui ho imparato diverse lingue: per moltiplicare le possibilità di comunicare, per essere connessa con il maggior numero di persone possibile. È la ragione per cui controllo la posta, sul computer e sul cellulare, in maniera ossessiva. Temo il silenzio da parte degli altri, l’interruzione del flusso di comunicazioni, come se potesse negare la mia stessa identità. Ma stare in movimento implica usare molti mezzi di trasporto: aerei, treni, autobus, metropolitane. Mezzi affollati di gente che non tace mai. Le loro suonerie squillano all’impazzata, con buona pace delle Ferrovie dello Stato che raccomandano di non disturbare gli altri viaggiatori. I loro saluti sgraziati sono urlati al cellulare non appena l’aereo tocca terra, con buona pace delle compagnie aeree che raccomandano di accenderli solo dopo l’apertura delle porte. Scampoli di conversazioni insignificanti, che violentano i padiglioni auricolari, vengono
seminati su autobus, tram, metropolitane. Non c’è tregua all’invasione di parole: per strada, negli uffici, persino sui social network, dove si chatta, non si parla, ma è lo stesso. Amo le parole, ma ho capito che non posso esserne riempita costantemente. Perché io le parole non mi limito ad sentirle: le ascolto. Seguo i fili delle conversazioni che si disegnano per aria, tutti i fili esistenti, finché nella mia mente si crea una matassa che occupa tutto lo spazio e non ne lascia per i pensieri. Così loro, per farsi riconoscere, alzano il volume. E il risultato è che non riesco a dormire. È da quando soffro di insonnia che ho scoperto il silenzio, ho iniziato a frequentarlo, a scoprirne la bellezza. È da quando cerco il silenzio che ho cominciato a meditare. Entrare dentro di me, mettere la sordina al rumore del mondo, e della mia stessa mente, fino a percepire solo quello del respiro. Per accorgermi che oltre le parole c’è altro: emozioni che vibrano sottilmente, desideri, paure, pulsioni che nel frastuono non si possono sentire. Persino la comunicazione, che mi sta tanto a cuore, conosce altre forme, oltre a quella verbale. Ma è impossibile riconoscerne i codici, finché non c’è silenzio: fuori e soprattutto dentro.

a me piace il silenzio

. sabato 10 ottobre 2009
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Doverosa premessa: non sono solo di parte, di più.
Ho scritto libri sul silenzio (saggi, articoli…), sono il curatore scientifico di un festival (sì, proprio un festival del silenzio: www.festivaldelsilenzio.org), mi piace la retorica (quella che serve a vestire il linguaggio, non a svuotarlo), sono una grande ascoltatrice (molto più che osservatrice), considero sacri i segreti e custodisco quelli degli amici meglio di Tacita Muta (che, per inciso, era senza lingua. I Romani non andavano tanto per il sottile con le loro dee, tanto più con quelle del silenzio).
Seconda premessa: quando ho scritto il mio tacito manifesto, quasi vent’anni fa, mi credevo sola al mondo (dei rumorosi) e paladina di un’idea molto originale: che tacere potesse essere un potente strumento di comunicazione, emotivo, persino eversivo. Col tempo ho scoperto che a studiare il silenzio siamo in tanti, più e meno esperti, e che, prima o poi, tutti abbiamo fatto i conti con il vuoto, il non detto, quello che avremmo fatto meglio a non esprimere o a non sentire. Insomma, se le parole sono importanti, quelle omesse, taciute, mancate, lo sono altrettanto.
Terzo avviso: se siete di quelli con l’ipod perennemente acceso, che appena svegli si attaccano alla prima fonte di suoni raggiungibile (radio? tv? cellulare? Skype?)… prima di passare oltre, state a sentire. Il suono più debole che le nostre orecchie possono avvertire corrisponde a una vibrazione del timpano piccola come un brivido, o un battito di ciglia. Bello no?
Io non sono aprioristicamente contro l’inquinamento acustico né tanto meno contro i suoni (che si tengono per mano alle pause). Ed è questo il punto: lo spazio TRA, quell’essere in mezzo, fra ciò che è già stato detto, udito e quello che sta per esserlo, ma potrebbe anche non accadere mai.
Shakespeare sostiene che “ascoltare con gli occhi appartiene al fine ingegno dell’amore”. Il silenzio è un buon punto di osservazione.
Tanto per cominciare…

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per le cartoline del silenzio:
Due mani non bastano (www.duemaninonbastano.it)
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