gli scrittori e il silenzio abitato delle case

. mercoledì 13 aprile 2011

C'è una bellissima descrizione di Antonia Byatt: "Nel 1947 Matisse dipingeva "Il silenzio abitato delle case"...C'è un silenzio abitato al 49 di Alma Road, nel senso che non si sentono voci, ma ci sono vari suoni, alcuni anche penetranti e aspri, che un orecchio distratto potrebbe interpretare come il rumore di fondo di una sorta di silenzio...C'è il ronzare agitato della lavatrice, anche l'asciugabiancheria è in moto...nella stanza che dà sulla strada la televisione canticchia tra sé".

Curioso e opposto punto di vista è appena stato scritto da un altro autore, Ildefonso Falcones:
"...Da quando sono riuscito a pubblicare il mio primo romanzo, La cattedrale del mare, ho deciso di dedicare più tempo alla scrittura. Se non ho in agenda un processo o qualche consiglio, mi ci dedico la mattina, senza trascurare, questo sì, la posta o le telefonate che mi passa la mia segretaria. Ma se sono riuscito a conciliare entrambe le attività professionali, quella di scrittore e di avvocato, non posso dire altrettanto della letteratura e degli impegni domestici. Perché in una casa con quattro bambini non esiste elettrodomestico che faccia onore alla pubblicità che ce lo ha venduto: il più silenzioso sul mercato! Dopo mesi di condanna ai lavori forzati, quella lavatrice, che secondo il rappresentante di turno era stra-stra-stra-silenziosa, salta per casa al ritmo frenetico di un tamburo impazzito, e la lavastoviglie, più che lavarli, fa sì che i piatti ingaggino tra loro un duello mortale. Tuttavia, riesco almeno in parte a combattere quei due elettrodomestici, che lavorano poco lontano dal mio studio, grazie alle cuffie e alla musica. Quello a cui ho dovuto inginocchiarmi in segno di resa è, senza dubbio, l’aspirapolvere: con lui non ci riesco, a meno di aumentare il volume di Freddy Mercury fino a limiti inimmaginabili.

Ho pregato mia moglie di dire alla donna di servizio che eviti di usarlo mentre lavoro, e ce l’ho fatta... per qualche giorno, perché a quanto pare la pulizia di casa a orari inflessibili è più importante dei miei romanzi: in breve quel cavallo da guerra ha ricominciato a ruggire imbizzarrito, scagliandosi senza pietà contro il battiscopa e le gambe dei mobili. L’ho ridetto a mia moglie. Mi ha risposto che lei aveva già dato disposizione. Ci siamo guardati. Abbiamo affidato ai gesti le nostre intenzioni: io devo aver fatto qualche smorfia, lei ha aperto le mani, e la questione è rimasta in sospeso. Dichiarare guerra alla donna di servizio? I nostri volti riflettevano la stessa inquietudine: una crisi domestica avrebbe avuto conseguenze peggiori che non perdere qualche minuto di lavoro al giorno su un romanzo. E siccome ci siamo trovati in perfetto accordo, per continuare a scrivere aumento il volume della musica, mettendo a repentaglio nientemeno che l’integrità del mio udito; mi rifiuto di accettare che un aspirapolvere detti i miei tempi".
(pubblicato sul Corriere della sera, 06 aprile 2011)

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