Folla di voci

. giovedì 13 dicembre 2012

Scrive Laura Bosio, su Avvenire (7-dicembre-2012) Siamo frastornati di parole, ovunque e comunque. Persino sul silenzio, che invochiamo come una liberazione, non facciamo che parlare. Affoghiamo nelle parole, sostenendo tutto e il contrario di tutto, magari nell'arco di pochi mesi, o giorni. Viene da pensare a Lord Chandos,il personaggio del racconto omonimo di Hugo von Hofmannsthal, e alla sua Lettera: un manifesto, ha scritto Claudio Magris "del deliquio della parola e del naufragio dell'io nel convulso e indistinto fluire delle cose non più nominabili e dominabili dal linguaggio". Il protagonista sente di non poter più scrivere perché nessuna parola gli sembra oggettiva, aderente alla realtà. Ma il problema non è tanto la sua esperienza individuale, la progressiva repulsione per i concetti astratti, che paragona a "funghi ammuffiti"; e non è nemmeno il silenzio della realtà. Quello su cui si interroga, fino alla paralisi e alla rinuncia a ogni attività letteraria, è l'affollamento delle voci, che ogni giorno si moltiplicano e lo assalgono, fuori e dentro di lui. "Il mio caso in breve è questo: ho perduto ogni facoltà di pensare o di parlare coerentemente su qualsiasi argomento". Lo scriveva all'inizio del Novecento e leggerlo oggi dà la vertigine. Un secolo dopo quel suo "caso" non è diventata la condizione di tutti noi?

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