sembra un gioco di parole, ma effettivamente è una cosa seria, non ci si pensa, ma spesso come era già stato fatto notare in un precedente intervento "se svaniscono le lingue" assistiamo alla scomparsa di "cose" che non potremo più ascoltare. A volte queste cose le scopriamo, non ne eravamo a conoscenza ma la nostra curiosità ci porta a scoprirle, mute. Chi non ha mai pensato che rumori/suoni si potrebbero ascoltare immergendosi in un giorno della preistoria, o più banalmente di un passato non troppo remoto?
C'è un progetto interessante che cerca di dare risposta (suono) a questa curiosità dell'orecchio, che è del nostro cervello! Si chiama ASTRA Ancient instruments Sound/Timbre Reconstruction Application e ci ha già permesso di riscoprire il suono dell'epigòneion (i grecisti sapranno di cosa si parla!) un'antica arpa greca.
Alla Casa del Suono a Parma, la possiamo RItrovare con la sua voce recuperata dal passato.
Una sfida lanciata dal silenzio e raccolta (e forse vinta?) proprio grazie al mistero e al fascino di quello che ci manca
ridare voce ai suoni scomparsi!
la colonna sonora della scrittura
Etichette: corde dell'anima, cremona, musica, silenzioMeglio il silenzio o la musica di sottofondo per scrivere? Sulla domanda si sono interrogati scrittori italiani e internazionali, ospiti della prima edizione del festival "Le corde dell'anima" (Cremona, 4-6 giugno 2010). Le risposte sono di tre tipi diversi
IL RUMORE DELLA VITA
Vivian Lamarque: "Scrivo con musica di sottofondo, quella del traffico della città"
E.T. Carhart: "Quando scrivo non ascolto musica, ma anche il silenzio assoluto può disturbare. Tengo le finestre aperte e il mio sottofondo sono i rumori della vita, che mi aiutano a concentrarmi"
Paola Capriolo: "Dipende dai momenti e da quello che scrivo. D'altra parte, il silenzio, in città, non è che una chimera"
L'ASCOLTO DEL SILENZIO
Benedetta Cibrario: "Ho bisogno di silenzio assoluto. A volte ho persino necessità di scrivere tappandomi le orecchie"
Angeles Caso: "Silenzio intorno e nelle orecchie. Devo sentire la musica delle parole e delle frasi che scrivo"
Margriet De Moor: "Scrivo dentro al silenzio. Scrivere per me significa ascoltare, con grande concentrazione, il suono seduttivo di una voce interna che mi racconta una storia"
Silvia Avallone: "Ho bisogno di silenzio assoluto"
Sandrone Dazieri: "Silenzio. I suoni mi distraggono"
IL RITMO DELLA MUSICA
Marta Morazzoni: "Sempre la musica. Non ho preferenze. Anche l'opera se asseconda un certo ritmo dello scrivere"
Bjorn Larsson: "Qualche volta scrivo con un sottofondo musicale, ma le parole devono essere cantate in una lingua che non conosco"
Johan Harstad: "Musica, sempre. La considero una parte importante del mio processo creativo. Scelgo brani diversi a seconda di quello che scrivo"
Elido Fazi: "Ascolto Chopin. Qualche volta Brahms e Sibelius"
Quando torno a "casa"...
Etichette: alberi, Australia, casa, natura, spazioOgni volta che torno da un viaggio in Italia, tento di capire cosa provo, scoprire quale sia "casa mia" ora e vedere se l'Australia e' riuscita, in questi ultimi anni, a diventarmi familiare. E ho ben 450 chilometri di strada per farlo; la distanza tra l'aeroporto di Melbourne e la cittadina di Penola, dove vivo, subito al di la' del confine tra Victoria e South Australia.
450 chilometri di campi, di colline,
di pecore e di canguri. 450 chilometri di alberi e di spazio. E sono soprattutto questi ultimi due elementi a rispondere ai miei dubbi e a calmare la mia inquietudine.
Gli alberi - gli innumerevoli tipi di eucaliptus di questa terra - sono una delle cose piu' belle della natura australiana; forti e rassicuranti anche senza piu' vita nei loro tronchi. Qui difficilmente tagliano un albero morto, perche' anche il suo scheletro e la sua silhoette asciutta appartengono alla storia del paesaggio.
E lo spazio. Quello vero. Vuoto, almeno a
pparentemente. Silenzioso. Vasto e, proprio per questo, cosi' luminoso. Mi scopro a fare respiri profondi di fronte a questo spazio sudaustraliano. Poi immagino una casa accanto a uno di quegli eucalipti e mi dico che, si', potrei viverci. Potrei sentirmi felice tra quegli alberi e quella luce. E quella potrebbe diventare “casa mia”.
Qualsiasi angolo del mondo con queste dimensioni e questi spazi vuoti, se non ti spaventa, non puo' che diventare casa tua. Almeno per un po'.
pagine bianche
Etichette: bianco, silenzio, spazioVenerdì 11 giugno 2010, Repubblica è uscita con una Prima Pagina bianca. La Stampa con 2 rubriche (Buongiorno e Jena) non scritte: spazio senza parole. Un silenzio usato come manifesto, silenzio per protestare, senza dire l'oggetto della protesta stessa (lasciato implicito: la legge sulle intercettazioni).
La scelta del vuoto rispetto all'abituale pieno dell'informazione ha un forte impatto proprio per l'uso spiazzante del tacere, del sottrarre comunicazione nel luogo (un giornale) deputato a farla. Vi ricordate la forza pubblicitaria del "Silenzio, parla Agnesi?"
E' lo stesso meccanismo, la stessa tecnica di comunicazione: ribaltare l'aspettativa e dunque la prospettiva.
Ne esiste un illustre precedente. l'Indipendent del 5 gennaio 2005.
Allora la scelta del direttore fu di pubblicare una copertina immacolata. Di fronte alla più ampia e capillare copertura mediatica mai vista per una tragedia naturale, l’Indipendent uscì con una pagina nuda, e una sola riga, in corpo piccolissimo: Di fronte alle vittime dello tsunami, silenzio.
Un procedimento retorico applicato alla lettera: la reticenza fatta pagina.
Un minuto di silenzio...
Alt al rumore
Etichette: libri, rumore, silence, silenzioUna curiosità: in meno di un mese tre scrittori americani hanno pubblicato un libro sul silenzio, o meglio un libro contro il rumore.
George Michelsen Foy ha scritto Zero Decibels. The quest for absolute silence (Scribner).
Garret Keizer ha scritto The unwanted sound of everything we want. A book about noise (PublicAffairs).
E ancora George Prochnik ha scritto In pursuit of silence. Listening for meaning in a world of noise (Doubleday).
Più che una coincidenza, sembra un MANIFESTO: la ricerca di scrittori e lettori di quella dose di silenzio sufficiente ad "ascoltare i propri pensieri".