Ogni volta che torno da un viaggio in Italia, tento di capire cosa provo, scoprire quale sia "casa mia" ora e vedere se l'Australia e' riuscita, in questi ultimi anni, a diventarmi familiare. E ho ben 450 chilometri di strada per farlo; la distanza tra l'aeroporto di Melbourne e la cittadina di Penola, dove vivo, subito al di la' del confine tra Victoria e South Australia.
450 chilometri di campi, di colline,
di pecore e di canguri. 450 chilometri di alberi e di spazio. E sono soprattutto questi ultimi due elementi a rispondere ai miei dubbi e a calmare la mia inquietudine.
Gli alberi - gli innumerevoli tipi di eucaliptus di questa terra - sono una delle cose piu' belle della natura australiana; forti e rassicuranti anche senza piu' vita nei loro tronchi. Qui difficilmente tagliano un albero morto, perche' anche il suo scheletro e la sua silhoette asciutta appartengono alla storia del paesaggio.
E lo spazio. Quello vero. Vuoto, almeno a
pparentemente. Silenzioso. Vasto e, proprio per questo, cosi' luminoso. Mi scopro a fare respiri profondi di fronte a questo spazio sudaustraliano. Poi immagino una casa accanto a uno di quegli eucalipti e mi dico che, si', potrei viverci. Potrei sentirmi felice tra quegli alberi e quella luce. E quella potrebbe diventare “casa mia”.
Qualsiasi angolo del mondo con queste dimensioni e questi spazi vuoti, se non ti spaventa, non puo' che diventare casa tua. Almeno per un po'.
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