Meglio il silenzio o la musica di sottofondo per scrivere? Sulla domanda si sono interrogati scrittori italiani e internazionali, ospiti della prima edizione del festival "Le corde dell'anima" (Cremona, 4-6 giugno 2010). Le risposte sono di tre tipi diversi
IL RUMORE DELLA VITA
Vivian Lamarque: "Scrivo con musica di sottofondo, quella del traffico della città"
E.T. Carhart: "Quando scrivo non ascolto musica, ma anche il silenzio assoluto può disturbare. Tengo le finestre aperte e il mio sottofondo sono i rumori della vita, che mi aiutano a concentrarmi"
Paola Capriolo: "Dipende dai momenti e da quello che scrivo. D'altra parte, il silenzio, in città, non è che una chimera"
L'ASCOLTO DEL SILENZIO
Benedetta Cibrario: "Ho bisogno di silenzio assoluto. A volte ho persino necessità di scrivere tappandomi le orecchie"
Angeles Caso: "Silenzio intorno e nelle orecchie. Devo sentire la musica delle parole e delle frasi che scrivo"
Margriet De Moor: "Scrivo dentro al silenzio. Scrivere per me significa ascoltare, con grande concentrazione, il suono seduttivo di una voce interna che mi racconta una storia"
Silvia Avallone: "Ho bisogno di silenzio assoluto"
Sandrone Dazieri: "Silenzio. I suoni mi distraggono"
IL RITMO DELLA MUSICA
Marta Morazzoni: "Sempre la musica. Non ho preferenze. Anche l'opera se asseconda un certo ritmo dello scrivere"
Bjorn Larsson: "Qualche volta scrivo con un sottofondo musicale, ma le parole devono essere cantate in una lingua che non conosco"
Johan Harstad: "Musica, sempre. La considero una parte importante del mio processo creativo. Scelgo brani diversi a seconda di quello che scrivo"
Elido Fazi: "Ascolto Chopin. Qualche volta Brahms e Sibelius"
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