Sproloqui

. mercoledì 15 dicembre 2010

Riprendo e pubblico per intero "L'editoriale dei lettori" pubblicato ieri dalla Stampa

Il diluvio della parola

Ormai sproloquiano tutti: politici, conduttori, gente colta e meno colta. In tv, per strada, persino in auto al telefono. Il più delle volte è aria fritta. Viva il silenzio!

di LUCIANO SAVOINO*

Mi sembra che mai come in questi anni si sia diffusa l’epidemia inarrestabile della continua loquela a ruota libera. Parlano tutti, i politici per primi e a ogni occasione, poi i conduttori, gli opinionisti, gli intervistatori, gli intervistati, la gente comune e quella sulla cresta della notorietà, senza distinzione di età, sesso, censo, etnia, idioma, professione, nazionalità. Parlano gli artisti, gli scrittori, i filosofi, la gente di cultura e quella ignorante, gli sportivi, i giornalisti, gli economisti, i poeti, i documentaristi, i perseguitati ed i persecutori, gli ammalati e i loro medici, i criminali e i loro avvocati, gli ergastolani graziati, e così via.
Il boom della parola parlata avviene ovunque: al telefono, in televisione, al bar, per strada, persino in macchina. L’attrazione del microfono supera di gran lunga quella della forza di gravità e scatena un flusso inarrestabile di ciance che i lubrificatissimi ed efficientissimi mezzi di comunicazione si incaricano di diffondere anche ai timpani più periferici e refrattari.
Quest’immane diluvio della parola ripetuta come un’eco senza fine (e che spesso trova conferma e risonanza nello scritto) permea ogni cosa di banalità e di aria fritta, di vuoti concetti, a volte di declamazioni stentoree che nascondono il nulla; non sono altro che esercitazioni ginniche della lingua, di quel muscolo complesso e importantissimo che è nato sostanzialmente come sede del gusto e solo successivamente come mezzo di espressione vocale in sostituzione dei suoni gutturali dei nostri progenitori. Ma questa evoluzione è giustificata alla sola condizione che siano espresse vere e sentite elaborazioni cerebrali e non le prime cose pigre che ronzano impazzite nei nostri meandri cerebrali e ne fuoriescono al solo scopo di gratificare l’udito dell’autore di così tanta saggezza. Viva il silenzio!

* architetto in pensione, 71 anni, Torino

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