Non è una sintesi dei tanti interventi, eppure coglie il cuore forte di questa maratona e dell'Accademia del silenzio, di una numerosa, variegata, instancabile, orgogliosa folla che ha iniziato ad esistere, intorno a un'idea delicata e rivoluzionaria, attiva e reattiva:
"Quando parlo del silenzio non intendo il silenzio della propria voce, un silenzio rinunciatario, complice, passivo, ma attivo e reattivo… Parlo del silenzio come di una materia, come un grido. Una presenza e un gesto oggi necessari… Una reazione e un rifiuto di quel linguaggio inaccettabile che fa del clamore demagogico, della spettacolarità, della superficialità, il principale obiettivo. Il silenzio è un modo di rendere imprendibile il pensiero, un segno di fermezza, poiché silenzio non significa solo silenzio, ma significa anche non concedersi e non concedere nulla. Significa uscire da un’arte asservita, da molti compromessi e ambiguità. Invece di identificarci con disinvoltura in una cultura che non coincide con la vita e anzi è fatta per dettare legge alla vita…
L’arte è l’unica, silenziosa, forma di esistenza e resistenza.
Un’opera è un’arma e credo che non sia mai un gesto di buona educazione, rassicurante, ottimista, salottiero, decorativo, ma un atto sovversivo. In questo penso stia la sua verità. Ed è eversiva perché non ha obiettivi, non serve a niente, non è in funzione di niente. E’ esistenza, pura esistenza. …Per la società è un assurdo, ma questo assurdo è dentro di noi e di questo assurdo noi abbiamo bisogno.
Il termine sovversione oggi significa silenzio. Silenzio è una parola sovversiva ed è sovversiva perché è uno spazio meditativo.
(da "Una fede in niente ma totale", Claudio Parmiggiani
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