Un convegno dedicato a Silenzio, Ascolto e Bellezza nel mondo dell'educazione e della scuola. Partecipa, in qualità di fondatrice di Accademia del Silenzio, Nicoletta Polla-Mattiot con una relazione su Abitare il silenzio.
Eccone un abstract
I greci avevano almeno tre modi diversi di chiamare il tempo: aiòn (l’eternità, l’intera durata della vita), kronos (che è passato presente e futuro) e kairòs, il tempo debito, il momento propizio, legato al senso delle circostanze, del contesto e delle relazioni. L’attimo da cogliere e in cui stare, in relazione con se stessi e con gli altri. Un tempo presente che non è quantitativo, ma qualitativo, lo spazio lasciato alle cose di accadere. E’ questa occasione di sospensione, apparentemente inattiva, ma proprio per questo feconda e creativa, che va cercata e creata. Nella tentazione contemporanea dell’ubiquità, della velocità e della connessione permanente, dove tutto sembra raggiungibile, ma si è persa la capacità di stare, il silenzio è un cambiamento di sguardo e di passo.
Non significa stare zitti né
negare la comunicazione. Tacere diventa significativo quando si è perfettamente
in grado di parlare, ma si sceglie di non farlo. Non per omettere o sospendere la
relazione, ma per espanderla.
Educare ed educarsi al silenzio è innanzitutto la capacità di sviluppare
uno spazio e un tempo individuale e privato, su cui fondare un ambiente
comunicativo, di reale ascolto.
In questo senso, il silenzio può diventare una scelta riformatrice
perché non è altro che una scelta di accoglienza di sé e degli altri. Ascoltarsi
per accogliersi e sentirsi parte, di una comunità, di una cittadinanza fondata
sul riconoscimento reciproco. E’ questa l’utopia fattiva dell’Accademia del
silenzio.
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