Il silenzio di Dio

. sabato 24 ottobre 2015
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David Maria Turoldo
Canti ultimi 
Tu, Dio, sempre più muto:
silenzio che più si addensa
più esplode. E io ti parlo, ti parlo
e mi pento
e balbetto e sussurro sillabe
a me stesso ignote:
ma so che tu odi e ascolti
e ti muovi a pietà:
allora anch’io mi acquieto
e faccio silenzio.

Grazie, Vera

.
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Le parole d'encomio servono soprattutto a chi resta. Per prolungare il ricordo, per illudersi di spostare l'ineluttabilità della fine un po' più in là. E' bisogno di fare, di reagire: un modo per prolungare una presenza, fosse solo per dirsi quello che per mancanza di tempo,pudore, occasioni non si è detto fino in fondo, e non arrendersi all'idea che sia troppo tardi.
A Vera Schiavazzi, amica, collega, compagna di tanti pensieri, progetti, prove, una parola che contiene anche tutte quelle non dette:
grazie.
Tu sai perché, in un milione di modi diversi



Qui ti ricordiamo, con la tua penna e quella capacità di ascoltare e raccontare, che tante volte hai prestato al Silenzio e ai progetti di Accademia.
VERA SCHIAVAZZI
Repubblica, 18 agosto 2011
Dove s'impara a fare a meno delle parole
IMPARARE a tacere, proprio come si impara a parlare una lingua diversa dalla propria o a suonare uno strumento. Per farlo, l' Accademia del Silenzio di Anghiari organizza una summer school, tre giorni (dal 25 al 27 agosto) di seminari e incontri dove tra passeggiate e citazioni, meditazioni e dialoghi senza parole ciascuno prenderà contatto con la parte meno rumorosa di sé e del prossimo. La riscoperta di una comunicazione senza parole, del resto, viaggia lungo molti e diversi sentieri. Chi ha fatto una scelta di vita spirituale, d' altronde, lo sa da sempre: «Ho posto un freno sulla mia bocca», diceva Sant' Agostino, e i monaci benedettini vi hanno basato la propria regola e trasformato il silenzio non solo in uno stile di vita ma soprattutto in preghiera. Nella scuola di Anghiari ci si può esercitare a comprendere quello che gli altri hanno nella mente ma anche a trovare la quiete restando zitti e fermi, la base primaria e più importante di ogni forma di meditazione. Per credenti, certo. Ma soprattutto per laici. Un' esigenza così attuale da riflettersi nella letteratura. Viola Di Grado, scrittrice esordiente che col suo "Settanta acrilico, trenta lana" ha vinto il Campiello, ha scelto lo sciopero delle parole (anzi, l' anoressia verbale) come forma catartica attraverso la quale una madre e una figlia, Camelia, riescono a comunicare attraverso il proprio dolore. Aldo Nove ha dedicato a due dei suoi idoli, Raymond Carver e il pittore Edward Hopper, il racconto di un dialogo immaginario e l' ha intitolato "Si parla troppo di silenzio". Ma ciò nonostante, è davvero il caso di andare a scuola, studiare, ciò che qualsiasi essere umano dovrebbe essere in grado di fare da solo, alternando azioni e pause? Forse sì, se è vero che un adulto che vive in città "ascolta" davvero soltanto i suoni superiori ai 50/60 decibel, quando addirittura non sceglie di costruire tout court la propria colonna sonora al riparo di cuffie e auricolari. Rieducare le orecchie ad ascoltare suoni più bassi e fruscii è difficile, svuotare la mente forse anche di più, e per farlo si può cominciare dalle piccole cose. Come passeggiare tra i boschi o scrivere, non al computer ma su un foglio di carta, come San Francesco prima che i taccuini da viaggio fossero inventati. Anche atti del tutto materiali, dall' amare al mangiare, possono avere bisogno di silenzio per diventare migliori. «Decidere quali e quante parole usare, quando e con quale intonazione è tutt' altro che un atto passivo - dice Duccio Demetrio, docente di filosofia dell' educazione, tra i fondatori della scuola di Anghiari con Nicoletta Polla-Mattiot - Rallentare e allentare significa cambiare ritmo, inserire dei momenti di ozio creativo e di riposo acustico e mentale nelle nostre vite concitate». Meglio farlo ora, in piena estate, quando ancora l' apnea da agenda e da telefono non si è impadronita delle nostre giornate. Il silenzio può rivelarsi utilissimo anche nei rapporti tra i sessi, soffocati da un possibile eccesso di didascalie. «Quanto spam c' è nelle nostre vite, oltre che nella casella della posta elettronica? Il cambio di stagione può servire a fare space clearing, a buttare un apparato verbale che non ci serve o non ci corrisponde più - dice Nicoletta Polla-Mattiot, che sul tema condurrà un seminario - Nella nostra percezione di oggi, parlare equivale a esercitare una forma di libertà, un diritto. Ma in una vera conversazione si tace e si parla a turno. E, quando non si parla, molte altre cose possono avvenire ed essere trasmesse con gli occhi e con i gesti. Con gli occhi si possono anche ' ascoltare' i gesti dell' altro, si possono trasmettere affettività e seduzione, forza e carisma, chiedere e ottenere attenzione e rispetto». Come tutti i linguaggi, tuttavia, il silenzio possiede una grammatica, che in questo caso occorre sintonizzare su se stessi. Chi ci è riuscito (scuole e gruppi sono già nati a Roma, Milano e Torino) giura che si tratta di una lingua ricchissima e emozionante, spesso più efficace di quella quotidiana. Con mille applicazioni pratiche, dal piacere ritrovato per la musica alle capacità diagnostiche in medicina, dal rilassamento del corpo fino alla risoluzione dei conflitti domestici. Anche senza andare a scuola, approfittando - ancora per poco - del silenzio urbano d' agosto, lasciando la radio spenta e il libro aperto. Per urlare, ci sarà ancora tempo.


IL GUARDAROBA EMOTIVO: il silenzio e il linguaggio del corpo

. sabato 17 ottobre 2015
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NEL BAULE DEI RICORDI
13-15 novembre - Trame di cotone
Percorsi di auto narrazione, con penna ago e filo
LIBERA UNIVERSITA' DI ANGHIARI

Rinarrare la propria storia, in un percorso autobiografico di conoscenza e riparazione del sé, significa cogliere la trama della propria vita, ricucire e colmare i suoi strappi, trovare o ritrovare il filo del discorso, il bandolo di non detti e sentimenti taciuti, dipanare e ritessere quella matassa spesso avviluppata che è il nostro passato. Nel lavorare con i ricordi, si utilizzano spesso metafore legate alla tessitura. Scrivere di sé è inevitabilmente un processo di reinvenzione, in cui la memoria seleziona, scarta, dipana e riannoda, crea nuove connessioni tra fatti, emozioni, incontri, immagini fino a formare un disegno con una sua compiutezza narrativa, non necessariamente fedele né didascalica. Quell’arazzo soggettivo e personale è la nostra versione della storia, o meglio il nostro modo di raccontar(ce)la. Trame e tessuti fanno parte del nostro bagaglio autobiografico, quanto abiti, cappelli, scarpe, borse, collane, anelli lo accompagnano. Esiste un guardaroba emotivo che raccoglie i migliori abiti della nostra vita, quelli che hanno accompagnato le tappe dell’identità e le sue trasformazioni. Abiti rifugio, abiti specchio, abiti rito, abiti divisa, abiti scaramantici, abiti per farsi guardare, abiti per nascondersi…

Laboratorio introduttivo
Laboratorio di scrittura autobiografica rivolto a chi, oltre a voce, penna e taccuino, vuole provare a raccontarsi anche con fili e gomitoli per intrecciare trame e ricordi di stoffa.
Per saperne di più

Silenzio a Bari: 9-11 ottobre 2015

. sabato 3 ottobre 2015
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Un convegno dedicato a Silenzio, Ascolto e Bellezza nel mondo dell'educazione e della scuola. Partecipa, in qualità di fondatrice di Accademia del Silenzio, Nicoletta Polla-Mattiot con una relazione su Abitare il silenzio. 
Eccone un abstract

I greci avevano almeno tre modi diversi di chiamare il tempo: aiòn (l’eternità, l’intera durata della vita), kronos (che è passato presente e futuro) e kairòs, il tempo debito, il momento propizio, legato al senso delle circostanze, del contesto e delle relazioni. L’attimo da cogliere e in cui stare, in relazione con se stessi e con gli altri. Un tempo presente che non è quantitativo, ma qualitativo, lo spazio lasciato alle cose di accadere. E’ questa occasione di sospensione, apparentemente inattiva, ma proprio per questo feconda e creativa, che va cercata e creata. Nella tentazione contemporanea dell’ubiquità, della velocità e della connessione permanente, dove tutto sembra raggiungibile, ma si è persa la capacità di stare, il silenzio è un cambiamento di sguardo e di passo.
Non significa stare zitti né negare la comunicazione. Tacere diventa significativo quando si è perfettamente in grado di parlare, ma si sceglie di non farlo. Non per omettere o sospendere la relazione, ma per espanderla.
Educare ed educarsi al silenzio è innanzitutto la capacità di sviluppare uno spazio e un tempo individuale e privato, su cui fondare un ambiente comunicativo, di reale ascolto.
In questo senso, il silenzio può diventare una scelta riformatrice perché non è altro che una scelta di accoglienza di sé e degli altri. Ascoltarsi per accogliersi e sentirsi parte, di una comunità, di una cittadinanza fondata sul riconoscimento reciproco. E’ questa l’utopia fattiva dell’Accademia del silenzio. 


Napoli, Il silenzio e la parola

. martedì 26 maggio 2015
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CONVEGNO
"Il SILENZIO E LA PAROLA"
28-29 maggio 2015


Il convegno Il Silenzio e la Parola si svolgerà il 28 maggio presso la Biblioteca di Storia Patria (Maschio Angioino) e il 29 maggio presso l'Aula Magna Piovani (via Porta di Massa, 1). Scrittori, saggisti, filosofi, registi e musicisti si confronteranno in un continuo movimento pendolare tra i poli del "detto" e del "non detto", raccogliendo dall'indistinto sussurri e canti, parole contrarie, suoni acusmatici e silenzi necessari.

Nella giornata del 28 maggio, presieduta da Pasquale Sabbatino, la dimensione dell'ascolto sconfinerà nel silenzio, si allargherà sulle superfici del deserto, fino alla coincidenza sinestetica di vista e udito, con le relazioni di Corrado Bologna, di Matteo Palumbo e Riccardo Giagni. Una prospettiva storica inquadrerà gli interventi di Pasquale Iaccio, che proietterà le immagini-movimento di un'arte muta, e di Antonio Saccone, che si soffermerà sul rapporto dei Futuristi con la radio.
Nella sessione pomeridiana, presieduta da Ugo Maria Olivieri, Nicola De Blasi descriverà la disponibilità della lingua italiana di farsi luogo di ospitalità per i migranti, Arturo Mazzarella porterà allo scoperto il male e la sua voce, Maria Silvia Assante, muovendosi da Cage a Montale, risalirà «le voci delle cose!» e Ludovico Brancaccio ricostruirà l'effetto di Mallarmé nel movimento del silenzio dalla pagina allo schermo.

La giornata del 29 maggio, presieduta Silvia Acocella, si aprirà con il cinema di Martin Scorsese e l'intrecciarsi della parola con la musica nel Wall of Sound analizzato da Vincenzo Esposito. L'Accademia del silenzio, scuola di pedagogia e comunicazione del silenzio, sarà illustrata da Nicoletta Polla Mattiot, che insieme a Duccio Demetrio l'ha fondata. La parola, la sua responsabilità e la sua necessità come il più valido degli utensili in possesso dell'uomo, sarà al centro dell'intervento di Erri De Luca. Intorno alle note di Silenzio cantatore Isa Danieli, accompagnata da Gigi Esposito, aprirà lo spazio al grande teatro. Mauro Calevi, produttore della Oh!Pen Italia ed Emanuele Sana, regista, racconteranno i passaggi dell'autobiografia musicale di Erri De Luca, 'La musica provata', tra pagine, musiche e schermi.

Il pomeriggio, alle 15,00, Erri De Luca assisterà alla presentazione dei lavori del seminario 'Scrittura in transito tra letteratura e cinema'. I gruppi lavoro accompagneranno i loro elaborati con strumenti musicali e immagini filmiche.
Alle 18,00, al cinema Astra, all'interno della rassegna di Astradoc, Erri De Luca presenterà, come conclusione del convegno, la proiezione del film 'La musica provata' (prodotto dalla Oh!Pen e diretto da Emanuele Sana, uscito nel 2014, in concomitanza al libro omonimo di Erri De Luca edito da Feltrinelli).


Laboratori del silenzio alla Fondazione Barbanera

. domenica 3 maggio 2015
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ACCADEMIA DEL SILENZIO UMBRIA 2015

“Silenzi Meditativi”
Scrittura – Spiritualità – Natura
2* appuntamento del Programma 2015
Sabato 23 – domenica 24 maggio 2015
presso la Fondazione Barbanera – Spello (Pg)
(da sabato ore 15.00 a domenica alle ore 18.00)
Le arti del Silenzio
con Pia Fanciulli,  Luana Brilli, Monica Tomassoni,
e i “ Laboratori delle arti del silenzio” di:
Nicoletta Polla Mattiot: ”Il filo della storia. Dare forma al racconto di sé con carta e penna, stoffe e colori”.
Anna Noferi: “Mettere le mani in pasta: come cucinare ricordi. Il cibo della memoria ovvero la memoria del cibo”.
Isabella Dalla Ragione: “Piccoli tesori nascosti: riconoscimento e raccolta delle erbe  spontanee e officinali”.
Una due giorni che proporrà “le arti del silenzio”, quelle “arti”, cioè, quelle attività che nascono dalla polvere d’oro della sapienza quotidiana. Attività in cui gli stessi gesti si sono ripetuti attraverso le generazioni, tramandati, raccontati, vissuti, ma anche reinterpretati nell’esperienza soggettiva di ognuno. Accostarci a queste arti ha il potere di riattivare la memoria personale e collettiva, riportandoci ad immagini, emozioni, sensazioni significative della nostra vita passata e della nostra terra. Immergersi in queste arti ci permette di vivere un’esperienza personale unica in una condivisione profonda con gli altri,  di compiere gesti che, pur nella loro profonda semplicità, ci faranno riassaporare l’esperienza della meraviglia, dello stupore, della possibilità. Esse liberano l’espressione di una certa creatività, ci nutrono di bellezza e ci arricchiscono, ci migliorano, perché ci aiutano a recuperare la consapevolezza del nostro modo peculiare di stare in contatto con noi stessi, con gli altri e con le cose del mondo. Attraverso le “arti del silenzio” possiamo affinare l’“arte del silenzio”, ridando valore ad ogni gesto, suono, segno, che produciamo ogni giorno, prestandovi attenzione e cura. (BLu)
Per informazioni : brilli.luana@libero.it   cell 3208962845
www.orizzontidallastronave.blogspot.com

Nina e il silenzio: una poesia

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo una poesia di Federica Mazzeo

"Ho scoperto che quasi ogni poesia che ho scritto si nutre di silenzio e di silenzio parla". 


Nina


Sai volare, l’ho visto
Nel miracolo di una fonte
Immersa con i pesci e le alghe e il tuo disamore
Con i tagli sulle braccia che sono l’orlo
con cui ricuci il silenzio
Immensa e piccolissima
Sorella del grano e dei temporali
Sai volare, l’ho visto
Nella scintilla che nascondi dietro il torace
Mentre alzi le spalle
Mentre traversi le onde di una piccola fonte
Immensa e bianca
Con le unghie spezzate che sono l’argine
del tuo silenzio.


La Stampa, Biennale Democrazia e il silenzio

. domenica 29 marzo 2015
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Oggi è uno di quei giorni in cui l’appassionato di Biennale Democrazia rimpiange di non avere, come in un romanzo di Pennac, il dono dell’ubiquità. La domenica, ultimo giorno di rassegna, offre come da tradizione, un menu da gran finale. Difficile consigliare un dibattito per tacerne altri. Più facile orientarsi per filoni.  

La grande abbuffata  
Sapendo che a Biennale Democrazia si può non solo - sotto un invidiabile sole primaverile - infilarsi in un teatro ad ascoltare qualche bella citazione del «Concetto dell’angoscia» di Kierkegaard, ma anche passare un po’ di tempo in piazza San Carlo a leggere i pensosi post-it dei giovani che hanno attaccato sul muro di cartone. Prepariamoci: barrette energetiche in tasca, quaderno per gli appunti (la luce del tablet nei teatri infastidisce) e qualche buon amico con cui condividere la giornata non solo con un «mi piace» su Facebook. 

Parlare a mezza voce  
La maratona comincia alle 10 al Circolo dei Lettori elogiando il «silenzio come attraversamento, dialogo e nutrimento». A spiegarci il valore di questa merce sempre più rara, Daniela Finocchi e Nicoletta Polla Mattiot. Assediati da tablet, iPhone, computer, schermi tv, non riusciamo nemmeno più a concederci qualche minuto di silenzio, di raccoglimento, di pensieri espressi se proprio si deve a mezza voce, con discrezione. Questo è il compito di Biennale Democrazia: mettere sotto il microscopio del ragionamento vizi, virtù, pericoli ed eccessi di oggi. E far sì che si esca da un appuntamento interrogandosi. Il filone socio-filosofico darà il suo massimo alle 18 al Teatro Carignano con Massimo Cacciari che terrà un discorso sulla «Conversio et Corruptio», ovvero sul tema della conversione e della corruzione, parola, quest’ultima, che si legge sempre più sui giornali. «Può la conversione agire da contraccolpo alla corruzione?». A questa e altre domande cercherà di rispondere il filosofo.  

L’economia  
Dopo tanto pensiero umanistico, eccoci all’economia. Perché, come ha fatto notare Zagrebelsky nella sua lectio magistralis d’apertura sulle «Generazioni», la cultura riguarda tutti i saperi e tutte le scienze, certamente non soltanto quelle umanistiche. Dunque eccoci alle domande sul futuro di una moneta unica priva di un’autorità federale di bilancio? Sarà l’economista Lucrezia Reichlin che alle 11,30 al Teatro Gobetti dialogherà con Pietro Garibaldi per cercare di gettare un po’ di luce su un tema attuale come l’«Europa tra crescita e rigore fiscale».  

Dietro la rete condivisa  
Nel pomeriggio, invece, gli appassionati di social network potranno capire davvero «chi è usato da chi» in questa galassia di condivisioni, amici, schermate iniziali dei grandi motori di ricerca come Google. Si comincia alla 16 alla Cavallerizza Reale dove la sociologa statunitense Saskia Sassen terrà la conferenza «Chi decide i confini del mondo globalizzato», mentre alle 16,30 al Teatro Gobetti si parlerà proprio di «Chi decide che cosa vediamo sui social network»: sul banco degli «imputati» colossi come Amazon e Google. 

Ricordando Tomas Tranströmer

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nel giorno del Nobel

Si posò la luce del giorno sul viso di un uomo addormentato.
Gli giunse un sogno più vivido
Ma non si svegliò.
Si posò l’oscurità sul viso di un uomo in cammino
Tra la gente nei raggi di sole
Forti e impazienti.
D’un tratto si fece buio come per il temporale.
Io ero in una stanza che conteneva tutti gli istanti –
Un museo di farfalle.
Tuttavia il sole era forte come prima.
I suoi pennelli impazienti dipingevano il mondo.

Perdiamo le parole

. domenica 15 marzo 2015
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La previsione più catastrofica è del linguista americano John McWhorter: «Tempo cent’anni e il 90% delle lingue sulla Terra potrebbe essere estinto. Nel 2115 ne avremo circa 600». 39 Perdiamo le parole Una stima estrema, forse una provocazione, ma che parla di un problema vero: il mondo sta perdendo le parole. La varietà di idiomi e dialetti globali si sta consumando proprio come la biodiversità naturale. Anzi, ancora più in fretta. Già oggi le lingue in difficoltà, quelle che rischiano di sparire, sono tra 2400 e 3 mila nel mondo. Ed è per questo che sabato prossimo, come ogni 21 febbraio, tornerà la giornata internazionale Unesco per la lingua madre. Un’iniziativa che questa volta avrà anche una dimensione digitale. Tra i progetti collegati alla giornata ce n’è uno – chiamato «Tweet in your #MotherLanguage» – che suggerisce di usare i social network, e in particolare Twitter, per il compito di proteggere le lingue in pericolo. La proposta è questa: almeno per un giorno, niente cinguettii e messaggi nel solito inglese. Ognuno usi la Rete per scrivere nel proprio idioma nativo, mettendo alla fine un hashtag con il nome della lingua (ad esempio #arbëreshë) e contribuendo così a farlo girare. Proprio l’egemonia dell’inglese come lingua internazionale e della modernità è tra i grandi nemici della varietà linguistica. Basti pensare che l’italiano – che oggi di certo non si può definire a rischio – figura solo nell’1,8% dei siti Internet globali. Il 55% del web è invece in inglese. E ci sono lingue nazionali come sloveno, serbo, croato, ucraino che raggiungono a malapena quota 0,1%. Gocce minuscole nell’anglofono mare digitale. La colonizzazione «In questa fase storica non c’è dubbio: l’inglese è una lingua colonizzatrice, che negli ultimi 40 anni si è espansa e si sta ancora espandendo». A spiegarlo è Cristina Guardiano, linguista dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Che precisa: «Ad essere a rischio non sono le lingue ufficiali e che s’insegnano nelle scuole, ma quelle che hanno perso vitalità. Quelle legate a comunità che si stanno estinguendo o dove nascono bambini che non le imparano più come prima lingua». Nelle Americhe I problemi maggiori sono nelle due Americhe, dove ad essere «moribonde» o «dormienti» – per seguire la definizione dell’osservatorio Ethnologue – sono 335 lingue su 1060. Idiomi indigeni come l’Irántxe, parlato in Brasile da meno di 40 persone. E altri arrivati a quota zero, forse svaniti. «In questi e altri casi – prosegue Guardiano – è difficile pensare a un antidoto. Riportare artificialmente in vita una lingua che si avvia ad essere dimenticata ha poco senso. Molti studiosi credono in operazioni di questo tipo, ma le lingue sono organismi naturali: la loro evoluzione non si può forzare».
L'articolo è scritto da Stefano Rizzato - La Stampa, 17 febbraio 2015

Abbiamo bisogno di più silenzio

. martedì 3 marzo 2015
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Oggi, 3 marzo, l'OMS celebra la giornata internazionale dell'orecchio e dell'udito, perché l'ascolto sia sicuro.

Purtroppo ormai fin da piccoli siamo sottoposti a livelli di rumore sempre più elevati, ma ancor più ci sottoponiamo a suoni dal volume sempre più elevato e continuato.
Oltre all'ormai onnipresente rumore di fondo che ci segue anche durante il sonno, ci sottoponiamo quotidianamente e volontariamente a suoni pericolosamente elevati, attraverso l'uso continuo di telefoni, televisioni, walkman, ecc. sia in cuffia che no, con la frequentazione di luoghi come discoteche, locali, stadi, dove l'obiettivo sembra quasi quello di far arrivare allo stordimento grazie a  musica e suoni riprodotti ad altissimo volume.


La conseguenza è un sempre maggior numero di persone con problemi di udito indotto. Ipoacusia, acufeni temporanei e permanenti, ma anche iperacusia sono ormai molto frequenti anche in persone molto giovani.
L'appello è quello di abbassare il volume, ma noi aggiungiamo anche il suggerimento a tornare ad apprezzare il suon del silenzio, (re)impariamo ad ascoltare l'assenza di suoni, ad ascoltare il silenzio!

Qualche parola sull'anima

. giovedì 29 gennaio 2015
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Riceviamo da Lorenza e volentieri pubblichiamo:


L’anima la si ha ogni tanto.
Nessuno la ha di continuo
e per sempre.

Giorno dopo giorno,
anno dopo anno
possono passare senza di lei.

A volte
nidifica un po' più a lungo
sole in estasi e paure dell’infanzia.
A volte solo nello stupore
dell’essere vecchi.

Di rado ci da una mano
in occupazioni faticose,
come spostare mobili,
portare valige
o percorrere le strade con scarpe strette.

Quando si compilano moduli
e si trita la carne
di regola ha il suo giorno libero.

Su mille nostre conversazioni
partecipa a una,
e anche questo non necessariamente,
poiché preferisce il silenzio.

Quando il corpo comincia a dolerci e dolerci,
smonta di turno alla chetichella.

È schifiltosa:
non le piace vederci nella folla,
il nostro lottare per un vantaggio qualunque
e lo strepito degli affari la disgustano.

Gioia e tristezza
non sono per lei due sentimenti diversi.
E’ presente accanto a noi
solo quando essi sono uniti.

Possiamo contare su di lei
quando non siamo sicuri di niente
e curiosi di tutto.

Tra gli oggetti materiali
le piacciono gli orologi a pendolo
e gli specchi, che lavorano con zelo
anche quando nessuno guarda.

Non dice da dove viene
e quando sparirà di nuovo,
ma aspetta chiaramente simili domande.

Si direbbe che
così come lei a noi,
anche noi
siamo necessari a lei per qualcosa.

(Qualche parola sull'anima - Wislawa Szymborska)

Marina Abramovic e il silenzio

. mercoledì 21 gennaio 2015
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Riceviamo da Gabriel e volentieri pubblichiamo la segnalazione del bel sito di Marina Abramovic, un'artista che sul silenzio ha lavorato moltissimo e di cui si è occupato più volte anche questo blog:

While researching Marina Abramovic I found your post: http://blog.ascoltareilsilenzio.org/2010_04_01_archive.html. Great post, by the way.

I actually worked on Artsy's new Marina Abramovic page, and I think it would be a great resource for your readers. Our newly designed page includes Abramovic's bio, over 65 of her works, exclusive articles about her, as well as her up-to-date exhibitions – it's a unique Marina Abramovic resource. We also include Abramovic in our year-end editorial The Top 14 Living Artists of 2014.

I’d like to suggest adding a link to Artsy's Marina Abramovic page (https://www.artsy.net/artist/marina-abramovic-1), as I believe it would benefit your readers.

"Performance has to be mainstream art. This is what I'm fighting for."
-Marina Abramovic



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per le cartoline del silenzio:
Due mani non bastano (www.duemaninonbastano.it)
Studio Camuffo (www.studiocamuffo.com)
Studio Labo (www.studiolabo.it)
Civico 13 (www.civico13.it)
Happycentro+sintetik (www.hs-studio.it)
Signaletic (www.signaletic.it)
Delineo Design (www.delineodesign.it)
Joe Velluto (www.joevelluto.it)
Elyron (www.elyron.it)