Al XXX Salone del libro di Torino, nasce l'Isola del silenzio. Uno spazio ovattato, in materiali rinnovabili, dove poter ascoltare il silenzio anche in mezzo alla folla. Un'oasi acustica dentro cui entrare, sostare, leggere, riflettere, partecipare a un seminario di scrittura. E' un progetto di Letteratura Rinnovabile in collaborazione con ARCò e con Accademia del Silenzio.
L'Isola del silenzio
Etichette: accademia del silenzio, ARCò, isola del silenzio, letteraturarinnovabile, salone del libro, TorinoA scuola di silenzio
Etichette: accademia del silenzio, duccio demetrio, laboratorio formentini, milano, nicoletta polla-mattiot, scuola, silenzioSi può cercare il silenzio? E dove? Dentro di sé, nella natura, negli oggetti? Oppure negli altri? E persino nella città? A febbraio inizia la Scuola invernale di Accademia del Silenzio, fondata da Duccio Demetrio e Nicoletta Polla-Mattiot.
A Milano, al Laboratorio Formentini per l'editoria
15 febbraio-15 marzo
Una mostra a Venezia
Etichette: arte, La Fenice, Michele Spanghero, mostra, silenzio, VeneziaIl silenzio che regna nei teatri storici italiani vuoti: a catturarlo e intrappolarlo all’interno di una serie di anfore, cornucopie, vasi di Pandora e sculture sonore chiamate Echea è Michele Spanghero. Come i vasi che nei teatri antichi diffondevano il suono dal palco in tutta la struttura, l’artista ha fotografato gli stessi spazi vuoti trasformandoli nei protagonisti della propria scena attraverso una sequenza di foto e video in cui il teatro è visto dalla prospettiva del palcoscenico.
Al teatro La Fenice di Venezia MONOLOGUES Spazio Ridotto, Venezia 22 dicembre 2016 - 18 febbraio 2017
La scuola invernale di Accademia del Silenzio
Etichette: accademia del silenzio, laboratorio formentini, milano, pedagogia, scuola, silenzio
Con quanti sensi si può ascoltare il silenzio? Si può sentire, vedere, annusare, toccare? Come si percepisce quello che sta "tra", "nel mentre", "nel frattempo"? Questo il percorso della Scuola invernale di Accademia del Silenzio, fondata da Duccio Demetrio e Nicoletta Polla-Mattiot, che si svolgerà da febbraio ad aprile, a Milano. Questo il programma:
Milano - Laboratorio Formentini, via Formentini 10
I sensi del silenzio
17 febbraio
h.17,30–19 Duccio Demetrio Pensare e pensarsi
Il piacere di scrivere
h.19-20,30 Nicoletta Polla-Mattiot
Percepire, ascoltare
Sentire il silenzio a cinque sensi
h.17,30–19 Duccio Demetrio Pensare e pensarsi
Il piacere di scrivere
h.19-20,30 Nicoletta Polla-Mattiot
Percepire, ascoltare
Sentire il silenzio a cinque sensi
24 febbraio
h.17,30–19 Gianni Gasparini
Vedere
Vedere, osservare, guardare in silenzio un albero, un fiore, una farfalla
h.19–20,30 Giampiero Comolli
Meditare
Contemplando in profondo silenzio il mondo. La visione della luce nelle pratiche di meditazione
h.17,30–19 Gianni Gasparini
Vedere
Vedere, osservare, guardare in silenzio un albero, un fiore, una farfalla
h.19–20,30 Giampiero Comolli
Meditare
Contemplando in profondo silenzio il mondo. La visione della luce nelle pratiche di meditazione
16 marzo
h.17,30–20,30 Emanuele Ferrari
L’Ascolto
Il silenzio in musica
h.17,30–20,30 Emanuele Ferrari
L’Ascolto
Il silenzio in musica
23 marzo
h.17,30–20,30 Emanuela Mancino e Stefano Raimondi
Il tatto e il gusto
Il silenzio per gustare le cose con tatto
h.17,30–20,30 Emanuela Mancino e Stefano Raimondi
Il tatto e il gusto
Il silenzio per gustare le cose con tatto
6 aprile
h.17,30–20,30 Conclusioni, valutazioni, proposte. Presentazione della scuola estiva di Campello (Foligno) 28-31/8
Con G.Comollli, D.Demetrio,E. Ferrari, G.Gasparini, E. Mancino, N. Polla-Mattiot, S.Raimondi
h.17,30–20,30 Conclusioni, valutazioni, proposte. Presentazione della scuola estiva di Campello (Foligno) 28-31/8
Con G.Comollli, D.Demetrio,E. Ferrari, G.Gasparini, E. Mancino, N. Polla-Mattiot, S.Raimondi
Il silenzio di Dio
Etichette: david maria turoldo, Dio, silenzioDavid Maria Turoldo
Canti ultimi
Tu, Dio, sempre più muto:
silenzio che più si addensa
più esplode. E io ti parlo, ti parlo
e mi pento
e balbetto e sussurro sillabe
a me stesso ignote:
ma so che tu odi e ascolti
e ti muovi a pietà:
allora anch’io mi acquieto
e faccio silenzio.
Grazie, Vera
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tacito
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10:33
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Le parole d'encomio servono soprattutto a chi resta. Per prolungare il ricordo, per illudersi di spostare l'ineluttabilità della fine un po' più in là. E' bisogno di fare, di reagire: un modo per prolungare una presenza, fosse solo per dirsi quello che per mancanza di tempo,pudore, occasioni non si è detto fino in fondo, e non arrendersi all'idea che sia troppo tardi.
A Vera Schiavazzi, amica, collega, compagna di tanti pensieri, progetti, prove, una parola che contiene anche tutte quelle non dette:
grazie.
Tu sai perché, in un milione di modi diversi
Qui ti ricordiamo, con la tua penna e quella capacità di ascoltare e raccontare, che tante volte hai prestato al Silenzio e ai progetti di Accademia.
VERA SCHIAVAZZI
Repubblica, 18 agosto 2011
Dove s'impara a fare a meno delle parole
IMPARARE a tacere, proprio come si impara a parlare una lingua diversa dalla propria o a suonare uno strumento. Per farlo, l' Accademia del Silenzio di Anghiari organizza una summer school, tre giorni (dal 25 al 27 agosto) di seminari e incontri dove tra passeggiate e citazioni, meditazioni e dialoghi senza parole ciascuno prenderà contatto con la parte meno rumorosa di sé e del prossimo. La riscoperta di una comunicazione senza parole, del resto, viaggia lungo molti e diversi sentieri. Chi ha fatto una scelta di vita spirituale, d' altronde, lo sa da sempre: «Ho posto un freno sulla mia bocca», diceva Sant' Agostino, e i monaci benedettini vi hanno basato la propria regola e trasformato il silenzio non solo in uno stile di vita ma soprattutto in preghiera. Nella scuola di Anghiari ci si può esercitare a comprendere quello che gli altri hanno nella mente ma anche a trovare la quiete restando zitti e fermi, la base primaria e più importante di ogni forma di meditazione. Per credenti, certo. Ma soprattutto per laici. Un' esigenza così attuale da riflettersi nella letteratura. Viola Di Grado, scrittrice esordiente che col suo "Settanta acrilico, trenta lana" ha vinto il Campiello, ha scelto lo sciopero delle parole (anzi, l' anoressia verbale) come forma catartica attraverso la quale una madre e una figlia, Camelia, riescono a comunicare attraverso il proprio dolore. Aldo Nove ha dedicato a due dei suoi idoli, Raymond Carver e il pittore Edward Hopper, il racconto di un dialogo immaginario e l' ha intitolato "Si parla troppo di silenzio". Ma ciò nonostante, è davvero il caso di andare a scuola, studiare, ciò che qualsiasi essere umano dovrebbe essere in grado di fare da solo, alternando azioni e pause? Forse sì, se è vero che un adulto che vive in città "ascolta" davvero soltanto i suoni superiori ai 50/60 decibel, quando addirittura non sceglie di costruire tout court la propria colonna sonora al riparo di cuffie e auricolari. Rieducare le orecchie ad ascoltare suoni più bassi e fruscii è difficile, svuotare la mente forse anche di più, e per farlo si può cominciare dalle piccole cose. Come passeggiare tra i boschi o scrivere, non al computer ma su un foglio di carta, come San Francesco prima che i taccuini da viaggio fossero inventati. Anche atti del tutto materiali, dall' amare al mangiare, possono avere bisogno di silenzio per diventare migliori. «Decidere quali e quante parole usare, quando e con quale intonazione è tutt' altro che un atto passivo - dice Duccio Demetrio, docente di filosofia dell' educazione, tra i fondatori della scuola di Anghiari con Nicoletta Polla-Mattiot - Rallentare e allentare significa cambiare ritmo, inserire dei momenti di ozio creativo e di riposo acustico e mentale nelle nostre vite concitate». Meglio farlo ora, in piena estate, quando ancora l' apnea da agenda e da telefono non si è impadronita delle nostre giornate. Il silenzio può rivelarsi utilissimo anche nei rapporti tra i sessi, soffocati da un possibile eccesso di didascalie. «Quanto spam c' è nelle nostre vite, oltre che nella casella della posta elettronica? Il cambio di stagione può servire a fare space clearing, a buttare un apparato verbale che non ci serve o non ci corrisponde più - dice Nicoletta Polla-Mattiot, che sul tema condurrà un seminario - Nella nostra percezione di oggi, parlare equivale a esercitare una forma di libertà, un diritto. Ma in una vera conversazione si tace e si parla a turno. E, quando non si parla, molte altre cose possono avvenire ed essere trasmesse con gli occhi e con i gesti. Con gli occhi si possono anche ' ascoltare' i gesti dell' altro, si possono trasmettere affettività e seduzione, forza e carisma, chiedere e ottenere attenzione e rispetto». Come tutti i linguaggi, tuttavia, il silenzio possiede una grammatica, che in questo caso occorre sintonizzare su se stessi. Chi ci è riuscito (scuole e gruppi sono già nati a Roma, Milano e Torino) giura che si tratta di una lingua ricchissima e emozionante, spesso più efficace di quella quotidiana. Con mille applicazioni pratiche, dal piacere ritrovato per la musica alle capacità diagnostiche in medicina, dal rilassamento del corpo fino alla risoluzione dei conflitti domestici. Anche senza andare a scuola, approfittando - ancora per poco - del silenzio urbano d' agosto, lasciando la radio spenta e il libro aperto. Per urlare, ci sarà ancora tempo.
A Vera Schiavazzi, amica, collega, compagna di tanti pensieri, progetti, prove, una parola che contiene anche tutte quelle non dette:
grazie.
Tu sai perché, in un milione di modi diversi
Qui ti ricordiamo, con la tua penna e quella capacità di ascoltare e raccontare, che tante volte hai prestato al Silenzio e ai progetti di Accademia.
VERA SCHIAVAZZI
Repubblica, 18 agosto 2011
Dove s'impara a fare a meno delle parole
IMPARARE a tacere, proprio come si impara a parlare una lingua diversa dalla propria o a suonare uno strumento. Per farlo, l' Accademia del Silenzio di Anghiari organizza una summer school, tre giorni (dal 25 al 27 agosto) di seminari e incontri dove tra passeggiate e citazioni, meditazioni e dialoghi senza parole ciascuno prenderà contatto con la parte meno rumorosa di sé e del prossimo. La riscoperta di una comunicazione senza parole, del resto, viaggia lungo molti e diversi sentieri. Chi ha fatto una scelta di vita spirituale, d' altronde, lo sa da sempre: «Ho posto un freno sulla mia bocca», diceva Sant' Agostino, e i monaci benedettini vi hanno basato la propria regola e trasformato il silenzio non solo in uno stile di vita ma soprattutto in preghiera. Nella scuola di Anghiari ci si può esercitare a comprendere quello che gli altri hanno nella mente ma anche a trovare la quiete restando zitti e fermi, la base primaria e più importante di ogni forma di meditazione. Per credenti, certo. Ma soprattutto per laici. Un' esigenza così attuale da riflettersi nella letteratura. Viola Di Grado, scrittrice esordiente che col suo "Settanta acrilico, trenta lana" ha vinto il Campiello, ha scelto lo sciopero delle parole (anzi, l' anoressia verbale) come forma catartica attraverso la quale una madre e una figlia, Camelia, riescono a comunicare attraverso il proprio dolore. Aldo Nove ha dedicato a due dei suoi idoli, Raymond Carver e il pittore Edward Hopper, il racconto di un dialogo immaginario e l' ha intitolato "Si parla troppo di silenzio". Ma ciò nonostante, è davvero il caso di andare a scuola, studiare, ciò che qualsiasi essere umano dovrebbe essere in grado di fare da solo, alternando azioni e pause? Forse sì, se è vero che un adulto che vive in città "ascolta" davvero soltanto i suoni superiori ai 50/60 decibel, quando addirittura non sceglie di costruire tout court la propria colonna sonora al riparo di cuffie e auricolari. Rieducare le orecchie ad ascoltare suoni più bassi e fruscii è difficile, svuotare la mente forse anche di più, e per farlo si può cominciare dalle piccole cose. Come passeggiare tra i boschi o scrivere, non al computer ma su un foglio di carta, come San Francesco prima che i taccuini da viaggio fossero inventati. Anche atti del tutto materiali, dall' amare al mangiare, possono avere bisogno di silenzio per diventare migliori. «Decidere quali e quante parole usare, quando e con quale intonazione è tutt' altro che un atto passivo - dice Duccio Demetrio, docente di filosofia dell' educazione, tra i fondatori della scuola di Anghiari con Nicoletta Polla-Mattiot - Rallentare e allentare significa cambiare ritmo, inserire dei momenti di ozio creativo e di riposo acustico e mentale nelle nostre vite concitate». Meglio farlo ora, in piena estate, quando ancora l' apnea da agenda e da telefono non si è impadronita delle nostre giornate. Il silenzio può rivelarsi utilissimo anche nei rapporti tra i sessi, soffocati da un possibile eccesso di didascalie. «Quanto spam c' è nelle nostre vite, oltre che nella casella della posta elettronica? Il cambio di stagione può servire a fare space clearing, a buttare un apparato verbale che non ci serve o non ci corrisponde più - dice Nicoletta Polla-Mattiot, che sul tema condurrà un seminario - Nella nostra percezione di oggi, parlare equivale a esercitare una forma di libertà, un diritto. Ma in una vera conversazione si tace e si parla a turno. E, quando non si parla, molte altre cose possono avvenire ed essere trasmesse con gli occhi e con i gesti. Con gli occhi si possono anche ' ascoltare' i gesti dell' altro, si possono trasmettere affettività e seduzione, forza e carisma, chiedere e ottenere attenzione e rispetto». Come tutti i linguaggi, tuttavia, il silenzio possiede una grammatica, che in questo caso occorre sintonizzare su se stessi. Chi ci è riuscito (scuole e gruppi sono già nati a Roma, Milano e Torino) giura che si tratta di una lingua ricchissima e emozionante, spesso più efficace di quella quotidiana. Con mille applicazioni pratiche, dal piacere ritrovato per la musica alle capacità diagnostiche in medicina, dal rilassamento del corpo fino alla risoluzione dei conflitti domestici. Anche senza andare a scuola, approfittando - ancora per poco - del silenzio urbano d' agosto, lasciando la radio spenta e il libro aperto. Per urlare, ci sarà ancora tempo.
IL GUARDAROBA EMOTIVO: il silenzio e il linguaggio del corpo
Etichette: anghiari, laboratori, libera università autobiografia, moda, silenzio
NEL BAULE DEI RICORDI
13-15 novembre - Trame di cotone
Percorsi di auto narrazione, con penna ago e filo
LIBERA UNIVERSITA' DI ANGHIARI
Rinarrare la propria storia, in un percorso autobiografico di conoscenza e riparazione del sé, significa cogliere la trama della propria vita, ricucire e colmare i suoi strappi, trovare o ritrovare il filo del discorso, il bandolo di non detti e sentimenti taciuti, dipanare e ritessere quella matassa spesso avviluppata che è il nostro passato. Nel lavorare con i ricordi, si utilizzano spesso metafore legate alla tessitura. Scrivere di sé è inevitabilmente un processo di reinvenzione, in cui la memoria seleziona, scarta, dipana e riannoda, crea nuove connessioni tra fatti, emozioni, incontri, immagini fino a formare un disegno con una sua compiutezza narrativa, non necessariamente fedele né didascalica. Quell’arazzo soggettivo e personale è la nostra versione della storia, o meglio il nostro modo di raccontar(ce)la. Trame e tessuti fanno parte del nostro bagaglio autobiografico, quanto abiti, cappelli, scarpe, borse, collane, anelli lo accompagnano. Esiste un guardaroba emotivo che raccoglie i migliori abiti della nostra vita, quelli che hanno accompagnato le tappe dell’identità e le sue trasformazioni. Abiti rifugio, abiti specchio, abiti rito, abiti divisa, abiti scaramantici, abiti per farsi guardare, abiti per nascondersi…
Laboratorio introduttivo
Laboratorio di scrittura autobiografica rivolto a chi, oltre a voce, penna e taccuino, vuole provare a raccontarsi anche con fili e gomitoli per intrecciare trame e ricordi di stoffa.
Per saperne di più
13-15 novembre - Trame di cotone
Percorsi di auto narrazione, con penna ago e filo
LIBERA UNIVERSITA' DI ANGHIARI
Rinarrare la propria storia, in un percorso autobiografico di conoscenza e riparazione del sé, significa cogliere la trama della propria vita, ricucire e colmare i suoi strappi, trovare o ritrovare il filo del discorso, il bandolo di non detti e sentimenti taciuti, dipanare e ritessere quella matassa spesso avviluppata che è il nostro passato. Nel lavorare con i ricordi, si utilizzano spesso metafore legate alla tessitura. Scrivere di sé è inevitabilmente un processo di reinvenzione, in cui la memoria seleziona, scarta, dipana e riannoda, crea nuove connessioni tra fatti, emozioni, incontri, immagini fino a formare un disegno con una sua compiutezza narrativa, non necessariamente fedele né didascalica. Quell’arazzo soggettivo e personale è la nostra versione della storia, o meglio il nostro modo di raccontar(ce)la. Trame e tessuti fanno parte del nostro bagaglio autobiografico, quanto abiti, cappelli, scarpe, borse, collane, anelli lo accompagnano. Esiste un guardaroba emotivo che raccoglie i migliori abiti della nostra vita, quelli che hanno accompagnato le tappe dell’identità e le sue trasformazioni. Abiti rifugio, abiti specchio, abiti rito, abiti divisa, abiti scaramantici, abiti per farsi guardare, abiti per nascondersi…
Laboratorio introduttivo
Laboratorio di scrittura autobiografica rivolto a chi, oltre a voce, penna e taccuino, vuole provare a raccontarsi anche con fili e gomitoli per intrecciare trame e ricordi di stoffa.
Per saperne di più
Silenzio a Bari: 9-11 ottobre 2015
Etichette: accademia del silenzio, bari, senza zaino, silenzio
Un convegno dedicato a Silenzio, Ascolto e Bellezza nel mondo dell'educazione e della scuola. Partecipa, in qualità di fondatrice di Accademia del Silenzio, Nicoletta Polla-Mattiot con una relazione su Abitare il silenzio.
Eccone un abstract
I greci avevano almeno tre modi diversi di chiamare il tempo: aiòn (l’eternità, l’intera durata della vita), kronos (che è passato presente e futuro) e kairòs, il tempo debito, il momento propizio, legato al senso delle circostanze, del contesto e delle relazioni. L’attimo da cogliere e in cui stare, in relazione con se stessi e con gli altri. Un tempo presente che non è quantitativo, ma qualitativo, lo spazio lasciato alle cose di accadere. E’ questa occasione di sospensione, apparentemente inattiva, ma proprio per questo feconda e creativa, che va cercata e creata. Nella tentazione contemporanea dell’ubiquità, della velocità e della connessione permanente, dove tutto sembra raggiungibile, ma si è persa la capacità di stare, il silenzio è un cambiamento di sguardo e di passo.
Non significa stare zitti né
negare la comunicazione. Tacere diventa significativo quando si è perfettamente
in grado di parlare, ma si sceglie di non farlo. Non per omettere o sospendere la
relazione, ma per espanderla.
Educare ed educarsi al silenzio è innanzitutto la capacità di sviluppare
uno spazio e un tempo individuale e privato, su cui fondare un ambiente
comunicativo, di reale ascolto.
In questo senso, il silenzio può diventare una scelta riformatrice
perché non è altro che una scelta di accoglienza di sé e degli altri. Ascoltarsi
per accogliersi e sentirsi parte, di una comunità, di una cittadinanza fondata
sul riconoscimento reciproco. E’ questa l’utopia fattiva dell’Accademia del
silenzio.
Napoli, Il silenzio e la parola
Etichette: accademia del silenzio, erri de luca, Napoli, polla mattiot, silenzio, università federico II
CONVEGNO
"Il SILENZIO E LA PAROLA"
28-29 maggio 2015
Il convegno Il Silenzio e la Parola si svolgerà il 28 maggio presso la Biblioteca di Storia
Patria (Maschio Angioino) e il 29 maggio presso l'Aula Magna Piovani (via Porta
di Massa, 1). Scrittori, saggisti, filosofi, registi e musicisti si
confronteranno in un continuo movimento pendolare tra i poli del
"detto" e del "non detto", raccogliendo dall'indistinto
sussurri e canti, parole contrarie, suoni acusmatici e silenzi necessari.
Nella
giornata del 28 maggio, presieduta
da Pasquale Sabbatino, la dimensione
dell'ascolto sconfinerà nel silenzio, si allargherà sulle superfici del
deserto, fino alla coincidenza sinestetica di vista e udito, con le relazioni
di Corrado Bologna, di Matteo Palumbo e Riccardo Giagni. Una prospettiva storica inquadrerà gli interventi
di Pasquale Iaccio, che proietterà
le immagini-movimento di un'arte muta, e di Antonio Saccone, che si soffermerà sul rapporto dei Futuristi con
la radio.
Nella
sessione pomeridiana, presieduta da Ugo
Maria Olivieri, Nicola De Blasi
descriverà la disponibilità della lingua italiana di farsi luogo di ospitalità
per i migranti, Arturo Mazzarella
porterà allo scoperto il male e la sua voce, Maria Silvia Assante, muovendosi da Cage a
Montale, risalirà «le voci delle cose!»
e Ludovico Brancaccio ricostruirà
l'effetto di Mallarmé nel movimento del silenzio dalla pagina allo schermo.
La giornata del 29 maggio, presieduta Silvia Acocella, si aprirà con il cinema di Martin Scorsese e
l'intrecciarsi della parola con la musica nel Wall of Sound analizzato da Vincenzo Esposito. L'Accademia
del silenzio, scuola di pedagogia e comunicazione del silenzio, sarà illustrata
da Nicoletta Polla Mattiot, che
insieme a Duccio Demetrio l'ha fondata. La parola, la sua responsabilità e la
sua necessità come il più valido degli utensili in possesso dell'uomo, sarà al
centro dell'intervento di Erri De Luca.
Intorno alle note di Silenzio cantatore
Isa Danieli, accompagnata da Gigi Esposito, aprirà lo spazio al
grande teatro. Mauro Calevi,
produttore della Oh!Pen Italia ed Emanuele
Sana, regista, racconteranno i passaggi dell'autobiografia musicale di Erri
De Luca, 'La musica provata', tra pagine, musiche e schermi.
Il
pomeriggio, alle 15,00, Erri De Luca
assisterà alla presentazione dei lavori
del seminario 'Scrittura in transito tra letteratura e cinema'. I gruppi
lavoro accompagneranno i loro elaborati con strumenti musicali e immagini
filmiche.
Alle 18,00, al cinema Astra,
all'interno della rassegna di Astradoc, Erri De Luca presenterà, come
conclusione del convegno, la proiezione del film 'La musica provata' (prodotto dalla Oh!Pen e diretto da Emanuele
Sana, uscito nel 2014, in concomitanza al libro omonimo di Erri De Luca edito
da Feltrinelli).
Laboratori del silenzio alla Fondazione Barbanera
Etichette: accademia del silenzio, fondazione barbanera, nicoletta polla-mattiot, spello, umbria“Silenzi Meditativi”
Scrittura – Spiritualità – Natura
2* appuntamento del Programma 2015
Sabato 23 – domenica 24 maggio 2015
presso la Fondazione Barbanera – Spello (Pg)
(da sabato ore 15.00 a domenica alle ore 18.00)
presso la Fondazione Barbanera – Spello (Pg)
(da sabato ore 15.00 a domenica alle ore 18.00)
Le arti del Silenzio
con Pia Fanciulli, Luana Brilli, Monica Tomassoni,
e i “ Laboratori delle arti del silenzio” di:
Nicoletta Polla Mattiot: ”Il filo della storia. Dare forma al racconto di sé con carta e penna, stoffe e colori”.
Anna Noferi: “Mettere le mani in pasta: come cucinare ricordi. Il cibo della memoria ovvero la memoria del cibo”.
Isabella Dalla Ragione: “Piccoli tesori nascosti: riconoscimento e raccolta delle erbe spontanee e officinali”.
con Pia Fanciulli, Luana Brilli, Monica Tomassoni,
e i “ Laboratori delle arti del silenzio” di:
Nicoletta Polla Mattiot: ”Il filo della storia. Dare forma al racconto di sé con carta e penna, stoffe e colori”.
Anna Noferi: “Mettere le mani in pasta: come cucinare ricordi. Il cibo della memoria ovvero la memoria del cibo”.
Isabella Dalla Ragione: “Piccoli tesori nascosti: riconoscimento e raccolta delle erbe spontanee e officinali”.
Una due giorni che proporrà “le arti del silenzio”, quelle “arti”, cioè, quelle attività che nascono dalla polvere d’oro della sapienza quotidiana. Attività in cui gli stessi gesti si sono ripetuti attraverso le generazioni, tramandati, raccontati, vissuti, ma anche reinterpretati nell’esperienza soggettiva di ognuno. Accostarci a queste arti ha il potere di riattivare la memoria personale e collettiva, riportandoci ad immagini, emozioni, sensazioni significative della nostra vita passata e della nostra terra. Immergersi in queste arti ci permette di vivere un’esperienza personale unica in una condivisione profonda con gli altri, di compiere gesti che, pur nella loro profonda semplicità, ci faranno riassaporare l’esperienza della meraviglia, dello stupore, della possibilità. Esse liberano l’espressione di una certa creatività, ci nutrono di bellezza e ci arricchiscono, ci migliorano, perché ci aiutano a recuperare la consapevolezza del nostro modo peculiare di stare in contatto con noi stessi, con gli altri e con le cose del mondo. Attraverso le “arti del silenzio” possiamo affinare l’“arte del silenzio”, ridando valore ad ogni gesto, suono, segno, che produciamo ogni giorno, prestandovi attenzione e cura. (BLu)
Per informazioni : brilli.luana@libero.it cell 3208962845
www.orizzontidallastronave.blogspot.com
www.orizzontidallastronave.blogspot.com